sabato 15 agosto 2015

Iside

…e vidi davanti a me il disco della luna piena uscito dalle onde,
splendente di bianco bagliore.
Nel silenzio della notte, nel mistero di quella solitudine, improvvisamente sentii
la sovrana maestà della dea,
riconobbi che tutte le vicende umane sono governate dalla sua provvidenza,
che gli animali domestici e selvatici, e anche gli esseri inanimati vivono in virtù del suo divino potere,
in virtù della sua santa luce:
tutto ciò che esiste sulla terra,
e nel cielo,
e nel mare, prende forza dal suo crescere,
e la perde dal suo calare.

entrai nel marre per purificarmi, immersi la testa sott'acqua per sette volte (perché questo numero secondo gli insegnamenti del divino Pitagora, è il più sacro nei riti religiosi e alla fine col volto bagnato di lacrime, cosi pregai la potentissima dea:

"Regina del cielo" che tu sia l'alma Cerere, madre delle messi, che, felice per aver ritrovato la tua figlia, insegnasti agli uomini ad abbandonare il primitivo ferino alimento delle ghiande, mostrando loro un più dolce cibo, e ora dai gioia col tuo culto alla terra eleusina; o sia tu Venere celeste, che al principio del mondo generasti l' amore, facesti unire i sessi diversi, rendesti eterno il genere umano donandogli discendenza eterna, e ora sei venerata a Pafo, nel tuo sacrario circondato dalle onde del mare; o sia tu la sorella di Febo, che mitigasti i dolori del parto col sollievo dei tuoi rimedi, e crescesti popoli cosi importanti, e ora sei venerata nei templi di Efeso; o sia tu Proserpina, dai terribili ululati notturni, venerata con culti diversi, tu dal triplice aspetto, tu che freni gli assalti delle ombre dei morti, tu che chiudi la porta della terra, tu che vaghi nei boschi: tu, qualunque sia il tuo nome, qualunque sia il tuo culto, qualunque sia l'aspetto in cui  è lecito adorarti. Tu che illumini tutte le città col tuo femminile chiarore, tu che col tuo umido raggio nutri il seme fecondo, tu che vaghi solitaria e dispensi una luce sempre diversa: vieni in soccorso ai miei mali estremi, risolleva la mia fortuna caduta, dammi tu dopo tanti affanni, pace e riposo.(...)

ecco che dal mare emerse una apparizione divina, sollevando un volto che anche gli dei avrebbero venerato. Poi a poco a poco, dal mare i staccò l'intero corpo di quella splendida apparizione (...)

Eccomi a te, Lucio commossa dalle tue preghiere. io madre di tutte le cose, signora di tutti gli elementi, principio di tutte le generazioni nei secoli, la più grande delle numi, la regina dei Mani, la prima dei celesti, archetipo immutabile degli dei e delle dee, a cui concedo di governare col mio assenso le luminose volte del cielo, le salutari brezze del mare, i lacrimanti silenzi degli inferi; io, la cui potenza, unica se pur multiforme, tutto il mondo venera con riti diversi, con diversi nomi. I Frigi, primi abitatori della terra mi chiamano Pessinunzia madre degli dei; gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia; gli isolani ciprioti, Venere Pafia; i cretesi famosi arcieri, Dianna Dictinna; i siculi trilingui, Proserpina Stigia; gli antichi Eleusini, Cerere Antica, gli altri mi chiamano Giunone, altri Bellona, e chi Ecate, e chi Ramnusia; e infine i popoli che il sole nascente rischiara coi suoi primi raggi, cioè entrambi gli Etiopi e gli Egizi, d'antica sapienza, solo questi mi onorano con le cerimonie che  mi sono proprie, e mi chiamano col mio vero nome di Iside regina (...)


Apuleio- Asino d'oro, trad Marina Cavalli

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