martedì 23 febbraio 2016

Le donne nell'Islam

"Se il marito guarda con amore la moglie
e la moglie guarda con amore il marito,
Dio guarda con amore entrambi"
Il Profeta Maometto
L'imperatore turco Ulugh Bey (o Ulugh Beg, 1393-1449), eminente scienziato, aveva fatto scolpire sulla facciata delle università da lui fondate a Bukhara e a Samarkanda il detto del Profeta Maometto: "Uomo o donna, ogni musulmano deve studiare le scienze". Inutile dire che le sue università erano frequentate da uomini e da donne, e queste si distinsero al punto da diventare giudici e docenti. Il fatto fu tutt'altro che raro nel mondo islamico dei periodi d'oro.
Questi, per tutto il mondo, non sembrano essere più periodi d'oro; e l'attuale realtà dell'Islam è complessa e differenziata al massimo, poiche' si esprime in paesi, ambienti, etnie e culture altamente differenziate. Si va dalla Repubblica turca (nazione a livello europeo) al regno dell'Arabia Saudita o dello Yemen, ancorati a tribalismi medioevali. La sopravvivenza di costumi locali preislamici - costumi anche aberranti contro i quali ci si puo' accanire a giusta ragione, ma che nulla hanno a che vedere con l'Islam - va da quelli dell'Africa nera a quelli dell'Indocina. Non si puo' fare d'ogni erba un fascio, occorre saper procedere alle necessarie distinzioni.
In effetti, il Corano ha liberato la donna dal degrado preislamico, conferendole gli stessi diritti degli uomini, tutelandone le proprieta' e il diritto all'eredita', affidando a lei i figli in caso di divorzio - divorzio che in ogni caso, sia l'uomo a chiederlo, sia la donna a chiederlo, tutela la donna, poiche' a lei da' per legge coranica tutte le sue proprieta', tutti i doni che ha ricevuto, e un quarto delle proprieta' del marito. Per l'Islam la donna ha il diritto di scegliere l'aborto, se lo vuole; ed e' solo la donna che ne puo' decidere, non l'uomo. A giusta ragione il piu' eminente teologo del nostro secolo, Si Hamza Boubakeur (rettore della Moschea di Parigi, rettore dell'Istituto universitario Islamico di Francia, membro del Parlamento francese, discendente diretto di Abu Bakr) ha scritto: "Le genti male informate e i detrattori dell'Islam che generalmente non retrocedono davanti a nessuna menzogna, lo accusano d'aver distrutto la condizione femminile: Tuttavia nessuna religione conosciuta, sia pagana sia rivelata, monoteista o politeista, e' tanto favorevole al bambino e alla donna quanto l'Islam".
Si dice in Occidente che il Corano discrimina la donna a favore dell'uomo togliendole la parita' dei diritti anche nell'ambito religioso. Dice il Corano: "I Musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, gli oranti e le oranti, gli uomini veritieri e le donne veritiere, i perseveranti e le perseveranti, quelli e quelle che temono Dio, quelli e quelle che sono caritatevoli, quelli e quelle che digiunano, quelli e quelle che sono temperanti, quelli e quelle che invocano sovente Dio, Dio ha riservato loro perdono e una ricompensa magnifica" (33a-35).
Per l'Islam, il matrimonio è un contratto sociale, non un sacramento. Nel Corano le regole matrimoniali - e del pari i diritti ereditari delle donne - sono ben chiari, espressi nella seconda Sura, dal versetto 221 al versetto 242.
In altri passi dice il Corano: "Credenti. Non vi e' lecito diventare eredi delle vostre mogli contro la loro volonta'. E nemmeno costringerle, per togliere loro una parte di cio' che avete donato loro, a meno che esse non abbiano commesso una turpitudine manifesta. Comportatevi onestamente nei loro confronti. Se avete avversione per loro, è possibile che abbiate avversione per una cosa nella quale Dio ha messo un gran bene" (4a-19). Il Corano continua cosi', in questa Sura, sino al versetto 28, con altre proibizioni che pongono le donne al riparo delle disonesta' degli uomini.
Cio' per quanto riguarda la religione. Certo e' pur vero che in paesi islamici arretrati, in luoghi in cui sopravvivono ancora oggi costumi e consuetudini preislamici, gli inviti del Corano non sono del tutto seguiti, e questo a carattere generale. E' indubbio che la Francia e l'Albania sono paesi d'Europa; e' indubbio che tanto a Milano quanto a Corleone siamo in Italia, ma le differenze socio-economiche-politiche non possono essere negate. Non si puo' generalizzare, non si puo' fare d'ogni erba un fascio.
Se non ci fosse stata Khadija? Diede al Profeta una sicurezza, lo conforto' quando ricevette la prima Rivelazione e nei momenti di sconforto e di pericolo dei primi tempi. Con la sua morte, i Quraishiti si sentirono liberi di organizzare l'assassinio del Profeta, che per questo dovette fuggire a Yatrib. Quando, nel corso della battaglia di Uhud, il Profeta cadde ferito, dall'assalto dei nemici lo salvo' una donna coraggiosa e pugnace: Nusayba bint Ha'b.
Come detto sopra, la sola donna ha il diritto di scegliere l'aborto, se lo desidera, secondo le quattro disposizioni della Legge religiosa, espresse in particolare da Abû Hâmid âlGhazâlî, l'eminente teologo turco (1058-1111): 1) una nascita che potrebbe portare pregiudizio alla salute della madre (Corano, 4a-3); 2) una nascita che portasse nocumento al tono economico familiare; 3) una nascita il cui concepimento e' stato imposto con la forza; 4) una nascita che potrebbe compromettere la bellezza della madre.
In ogni caso i medici dell'Islam misero a punto sin da mille anni or sono tutta una serie di validi contraccettivi e alcuni contraccettivi contemporanei (Supposte Maltus, Coni Randell) si sono basati sui principi attivi dei contraccettivi comuni nel mondo islamico.
Il velo non e' una specifica imposizione coranica (il Corano indica la pudicizia e l'abbigliamento conveniente). E' piuttosto un costume preislamico ed e' ancora oggi condiviso a volte con comunita' non musulmane. Pertanto in alcuni paesi esso e' in uso, in altri non e' neanche accettato. In uno stesso paese vi sono zone in cui si porta il velo, o il foulard, e zone in cui non lo si porta. E' piuttosto una sorta di divisa in ambienti in cui si vuol far notare la propria appartenenza a una corrente fondamentalista.
Anche San Paolo impose il velo alle cristiane (11,6) e le escluse dalla ritualistica. Roger Garaudi disse del velo: "Criminale imporlo, criminale vietarlo", in un'intervista organizzata dal Centro Islamico di Parigi alla televisione Antenne 2 (18 ottobre 1992).
Donne sufi (i sufi sono i mistici dell'Islam da secoli organizzati in Confraternite regolari): da un volume de shaykh Javad Nurbakhsh, intitolato appunto Donne Sufi, se ne rilevano 124. Importante fu la Maestra spirituale di Dhû âlNûn âlMisri, la turca Fâtima âlNîsâbûriyya. La piu' nota di tutte e' probabilmente l'irakena Rabi'a âl'Adawiyya.
Numerose sono state le donne musulmane regine, capi di stato, condottiere, nei secoli passati. La piu' importante fu forse la Raziye Khatûn, sultana di Delhi, in India, nel XIII secolo. Nel 1232 essa conquistava lo stato di Gwalior. La scrittrice Bahriye Üçok, deputata la governo turco, ha elencato in un suo libro (Donne turche sovrane e reggenti negli stati islamici), sedici regine non turche e ventotto tra regine, imperatrici e reggenti negli stati turchi.
Sono da rammentare fra queste Shajar âlDurr, regina mamelucca d'Egitto dal 1249 al 1250; e la dinastia di begum che regnarono sullo stato indiano di Bhopal dal 1844 al 1926. Ultima fu la begum Sultan Jahan, che regno' dal 1901 al 1926. Alcune Validé Sultan della Corte ottomana turca furono reggenti del trono imperiale durante la minore eta' del loro figlio successore al trono (ad esempio Kösem Mahpeyker, 1589-1651, che regno' dal 1623 al 1632; Hadice Tarhàn, 1627 c.-1683).
Scrittrici e giornaliste musulmane contemporanee che si battono per eliminare le interpretazioni maschiliste del Corano, affinche' l'uguaglianza propugnata dal Corano diventi un'eguaglianza anche nella pratica:
Azizah âlHibri Amina Wadud-Muhsin
Fatima Mernissi Riffat Hassan
Laila Ahmad Aisha AbdulRahman
Merryl Wyn Davies Huda Valente
Sono da ultimo importanti anche le testimonianze di donne europee, sulla liberta' delle donne turche nei secoli scorsi: in particolare Lady Mary Wortley-Montagu, che nel Settecento fu la moglie dell'ambasciatore inglese a Istànbul; e Cristina Belgioioso-Trivulzio, che nell'Ottocento fu un'irredentista italiana tra le più importanti.
Lady Mary Wortley-Montagu, nelle sue Lettres pubblicate piu' volte in Europa a partire dall'edizione Claland di Londra del 1763, scrive: "Le donne ... sono padrone del proprio denaro, che prendono con loro al momento di un eventuale divorzio, oltre alla somma che il marito e' obbligato a versar loro. A conti fatti penso che le donne turche sono gli esseri piu' liberi dell'impero. Perfino il Parlamento le rispetta, il Gran Signore, quando un pascia' e' condannato a morte, non infrange mai il privilegio degli appartamenti, che passano inviolati direttamente alla vedova. Regnano come regine sulle loro schiave che i mariti non hanno mai il permesso di guardare... Le donne turche sono libere da ogni preoccupazione, passano il loro tempo in visite, in bagni, e nella occupazione gradevole di spender denaro e di inventare nuove mode."
Cristina Belgioioso-Trivulzio, nel suo Scènes de la vie turque stampata a Parigi da Michel Lèvy nel 1858, scrisse: "Non v'e' un solo turco che si permetta di maltrattare una donna, e io conosco donne d'ogni classe della societa' musulmana che tirano la barba ai loro mariti senza che questi usino delle rappresaglie sui loro capelli. Si potrebbe scrivere un intero libro di aneddoti curiosi che testimoniano il rispetto e la condiscendenza del sesso forte nei riguardi del sesso debole." E nel suo Diario: "La famiglia del contadino turco e' simile a quella del contadino cristiano e, lo dico con rammarico, il primo potrebbe servire da esempio al secondo. Per cio' che riguarda la fedelta', il vantaggio sarebbe del turco, perche' tale virtu' non gli e' imposta ne' dalla fede religiosa ne' da quella civile, ne' dagli usi, ne' dai costumi ne' dall'opinione pubblica, ma dalla bonta' della sua natura, alla quale ripugna il pensiero di affliggere la propria compagna. E non le fa mai pagare il privilegio, di cui non osa privarla, di essere la sola padrona di casa... Le grandi dame di Istànbul non si tengono paghe di vedere il mondo attraverso le griglie delle loro finestre; vanno a passeggio nella citta', nel bazar, ovunque loro garba e senza essere sottomesse ad alcuna sorveglianza incomoda."
Naturalmente, ho detto all'inizio, tenendo conto che l'attuale realta' dell'Islam e' complessa e differenziata ala massimo, poiche' si esprime in paesi, ambienti, etnie e culture altamente differenziate. Si va dalla Repubblica Turca (nazione a livello europeo) al regno dell'Arabia Saudita o dello Yemen, ancorati a tribalismi medioevali. La sopravvivenza di costumi locali preislamici - costumi anche aberranti contro i quali ci si puo' accanire a giusta ragione, ma che nulla hanno a che vedere con l'Islam - va da quelli dell'Africa nera a quelli dell'Indocina. Non si puo' fare di ogni erba un fascio, occorre saper procedere alle necessarie distinzioni.
Intervento del Prof. Gabriele Mandel nell'ambito della Lezione "Il ruolo delle donne nell'Islam tra insegnamenti e tabu' sociali", tenutasi il 12 marzo 1996 presso l'Universita' Statale di Milano.

mercoledì 17 febbraio 2016

Il dono

Sono rimasta impressionata di quanta generosità c'è nell'animo umano che per lungo tempo nella nostra cultura è stata non solo messa a tacere ma anche considerata peccaminosa.
Ho scoperto che ci si può pensare che la gravidanza sia un dono, senza chiedere null'altro da chi dona di ciò che già da e che questo è una gioia per tutti e due, e perché no?
Purtroppo a parte che sono cresciuta con l'idea che la verginità è un valore assoluto  e la gravidanza una cosa non desiderata, purtroppo appena si sente che qualcuno potrebbe essere fertile il discorso ufficiale pensa di insegnarli la contraccezione.

Uffa quanto avrei più goduto in tutti i sensi della vita se avessi pensato che la gravidanza non può MAI essere una cosa indesiderata. Certo incontrare padri che si vantano di avere decine di figli in giro per il mondo mi avrebbe fatto bene nel momento opportuno. Purtroppo ho incontrato  nel momento sbagliato l'uomo che odiava da morte la sua ragazza che è rimasta incinta. L'ha mandata ad abortire ben due volte. Quella ragazza non è mai diventata normale. Lui l'ha fatta per paura per la sua casa. Ma dentro me la sua confessione ha messo terrore dagli uomini che ti vogliono ma ti vogliono sterile.  E non era l'unico, ne ho conosciuto poi anche altri che si vantavano con aria moralista e ipocrita che hanno pagato l'aborto per la sorella o fidanzata, rimasta incinta senza che si fosse sposata. Sembrava che la ragazza ha torto perché è rimasta incinta o perché ha fatto sesso o per ambedue motivi e loro avevano ragione. I scherzi che fanno vedere come un uomo sparisce quando sa che la donna è rimata incinta non hanno avuto effetto migliore su di me. Io non volevo un uomo cosi, e non volevo un uomo che mi voglia sterile, nemmeno per un po'. L'ho creduto per molto tempo che non si può fare un figlio senza un padre accanto a te nei primi anni della vita. Poi ho visto quel gruppo di uomini che, hanno anche loro ragione basta saperlo prima di fare un figlio, che vogliono stare accanto al neonato ogni giorno, alcuni hanno rubato il figlio dalla madre. Allora ho cominciato apprezzare sempre di più quei uomini indipendenti che fanno un figlio e poi spariscono se non completamente (ma anche quelli) ma vivono la loro vita. Non litigano con te sulle pappe da dare al bimbo, come far bagnetto al pupo come se fossero delle suocere acide non uomini che non si fidano del tuo istinto materno. Insomma questi neo mammi mi hanno fatto stimare più l'uomo indipendente, felice di spargere il suo seme in giro poi togliersi dai piedi.

Vero un bimbo avrebbe bisogno di un padre. Dopo i 5-7 anni di vita, ogni tanto per giocare assieme o ad incontrarsi con lui a 14 anni per dire questo è tuo padre. Sii un po come lui, cosi diventerò nonna. Le generazioni cresciuti nelle guerre o con padri marinai non incontravano molto più spesso il padre. Però diventavano perfino più maschili di questi di oggi. Poi per carità se un uomo o due vogliono crescere un pupo io sono ben contenta, alla fine mi fa tenerezza un uomo grande con un bimbo fra le braccia. Ma qui io sto sconfiggendo un mio pregiudizio radicato nella cultura dove sono cresciuta che dice che una donna che viene lasciata sola con un bambino è infelice, bisogna suicidarsi. Quando invece hai la gioia di un pupo e nessuno ti dice cosa che devi fare con lui e non devi nemmeno stirare camice per un marito.
Come è falso anche che tutti gli uomini ti evitano se hai già un bambino.
Guarda uno scrive: "Da molti anni mi manca la gioia di poter stringere, proteggere, vederli giocare e veder crescere un bambino/a. Se c'è una mamma, in cerca di un papà, per suo o i suoi figli, io ci sono" Si può dire che è uno fra milione, ma basta una sola persona per essere felici, e vi rendete felici uno l'altro. 
 

giovedì 11 febbraio 2016

La fine del solipsismo

Il solipsismo è quella corrente filosofica che ipotizza che il mondo esiste solo nelle nostre sensazioni "Esse est percipit". Il mondo potrebbe essere il sogno dell'uno e illusione sua. Non esiste alcuna evidenza dell'altro.
Non è un mondo è sogno tipo buddhista dove viene sottolineato l'effimerità dei nostri desideri e della nostra vita, che possiamo considerare un'illusione ontologica vera, che però non preclude l'esistenza dell'altro come e che s'illude nello stesso modo, ma è un impasse gnoseologico dove l'unico essere reale, evidente è l'ego.
La mia ipotesi è che l'esperienza della gravidanza e del parto non sono mai state prese in considerazione in questo discorso solipsistico, malgrado la loro importanza nella "presunta"  molteplicità degli esseri umani.
L'essere umano,  l'Altro nasce dal parto, e possiamo aggiungere che non nasce senza un altro. L'esperienza della gravidanza è per eccellenza l'esperienza dell'altro che cresce dentro di me.
Certo anche Berekeley poteva illudersi di essere incinto, o forse non poteva. Allora anche questa impossibilità fa parte di un ontologia del reale, dove non sono i nostri sensi a decidere la realtà del mondo e dell'altro, giacché come uomo mi viene difficile di illudermi di partorire.
Certo ci possiamo meravigliare sugli meccanismi varieggiati che ci sembrano che la natura mette in moto per la realizzazione del nuovo esserino umano, e di quanto impegno e attenzione perché un altro essere possa avere le sensazioni, che possa illudersi sullo stesso mondo del nostro, ma è più facile dubitare del mondo che del nascituro in questo caso.

martedì 9 febbraio 2016

la TV


La televisione e la radio ci forniscono il mondo in casa: la famiglia si trasforma in un pubblico in miniatura, in un pubblico di «eremiti di massa».
Partecipiamo a ‘tutto quel che succede’, senza però poter mettere bocca, poter replicare, poter far domande, così che la riduzione alla passività dell’ascolto impoverisce le nostre lingue, e dunque i nostri stessi sentimenti («perché l’uomo è tanto articolato quanto egli stesso articola; e tanto inarticolato quanto non articola»)

Tutto ciò ci trasforma in ‘consumatori di mondo’: il mondo scompare, perché diventa il «paese della Cuccagna», dove tutto è mangiabile, puro consumo; ma al tempo stesso è là, sullo schermo, per metà assente e metà presente: è un «fantasma» che possiamo evocare a piacimento, ma a cui – ridotti allo stato di voyeurs - non possiamo rivolgere la parola.
Ma soprattutto l’indefinita contingenza e ricchezza del mondo viene preventivamente ridotta in vista della sua riproduzione.
...
La notizia «esalta il predicato»: è un prodotto finito già foggiato per il ricevente.
...
Le notizie, nella loro necessaria selettività, sono giudizi.


Günther Anders - L'uomo è antiquato (1956)

giovedì 4 febbraio 2016

La bomba atomica e il femminismo

In questo discorso interessante l'autore dice che le rivendicazioni delle donne diventano più evidenti dopo la bomba atomica, anche perché quella uccideva anche civili, donne e bambini, che le guerre classiche evitavano di fare. Può essere ma secondo me la bomba atomica mette in crisi  la mascolinità anche perché teoreticamente è un apice del progresso tecnico-scientifico. Io penso che gli uomini hanno più propensione per la tecnica che le donne, e anche per le scienze matematiche. Le donne hanno altri ambiti di interessi innati.
Quindi se l'apice del progresso tecnico scientifico è l'autodistruzione allora certo che la propensione naturale degli uomini per la tecnica ha anche la sua parte d'ombra. Nel secolo XIX con le grandi scoperte scientifiche ancora si poteva credere in progresso, ormai non si può credere più, e allora è inutile dire che la maggior parte della scoperte scientifiche le hanno inventati gli uomini, che è vero, ma sempre si finisce che queste scoperte siano poi usati dagli uomini per guerra, per uccidere.