lunedì 3 agosto 2015

Le basi filosofiche del pensiero junghiano I: Schopenhauer

La grande scoperta per me fu Schopenhauer. Era il primo a parlare delle sofferenze del mondo, che ci circondano cosi visibili ed evidenti, e della confusione, delle passioni, del male, in breve di tutto ciò che gli altri sembrava appena di notare e risolvevano in una onnicomprensiva armonia. Ecco finalmente un filosofo che aveva il coraggio di vedere che  non tutto è per il meglio, nelle fondamenta dell'universo. Non parlava della onnisciente e infinitamente buona provvidenza di un Creatore, né dell'armonia del cosmo, ma affermava brutalmente che un vizio fondamentale è alla base del doloroso corso della storia umana e della crudeltà della natura: la cecità della Volontà creatrice del mondo. Ne trovai conferma nelle mie osservazioni infantili di pesci  malati e morenti di volpi rognose, uccelli morti di freddo o vermi torturati a morte dalle formiche, insetti che si sbranavano l'un l'altro pezzo a pezzo e cosi via. Ma anche la mia esperienza degli esseri umani mi aveva insegnato tutt'altro che la fede nella originaria bontà e moralità dell'uomo.(...)Il fosco quadro del mondo fatto da Schopenhauer ebbe  la mia incondizionata approvazione. Ritenevo per certo che egli con la  "volontà" intendesse realmente indicare Dio , il Creatore e che quindi affermasse che Dio era cieco(C.G.Jung- Ricordi, sogni, riflessioni)

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