martedì 9 febbraio 2016

la TV


La televisione e la radio ci forniscono il mondo in casa: la famiglia si trasforma in un pubblico in miniatura, in un pubblico di «eremiti di massa».
Partecipiamo a ‘tutto quel che succede’, senza però poter mettere bocca, poter replicare, poter far domande, così che la riduzione alla passività dell’ascolto impoverisce le nostre lingue, e dunque i nostri stessi sentimenti («perché l’uomo è tanto articolato quanto egli stesso articola; e tanto inarticolato quanto non articola»)

Tutto ciò ci trasforma in ‘consumatori di mondo’: il mondo scompare, perché diventa il «paese della Cuccagna», dove tutto è mangiabile, puro consumo; ma al tempo stesso è là, sullo schermo, per metà assente e metà presente: è un «fantasma» che possiamo evocare a piacimento, ma a cui – ridotti allo stato di voyeurs - non possiamo rivolgere la parola.
Ma soprattutto l’indefinita contingenza e ricchezza del mondo viene preventivamente ridotta in vista della sua riproduzione.
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La notizia «esalta il predicato»: è un prodotto finito già foggiato per il ricevente.
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Le notizie, nella loro necessaria selettività, sono giudizi.


Günther Anders - L'uomo è antiquato (1956)

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