giovedì 11 febbraio 2016

La fine del solipsismo

Il solipsismo è quella corrente filosofica che ipotizza che il mondo esiste solo nelle nostre sensazioni "Esse est percipit". Il mondo potrebbe essere il sogno dell'uno e illusione sua. Non esiste alcuna evidenza dell'altro.
Non è un mondo è sogno tipo buddhista dove viene sottolineato l'effimerità dei nostri desideri e della nostra vita, che possiamo considerare un'illusione ontologica vera, che però non preclude l'esistenza dell'altro come e che s'illude nello stesso modo, ma è un impasse gnoseologico dove l'unico essere reale, evidente è l'ego.
La mia ipotesi è che l'esperienza della gravidanza e del parto non sono mai state prese in considerazione in questo discorso solipsistico, malgrado la loro importanza nella "presunta"  molteplicità degli esseri umani.
L'essere umano,  l'Altro nasce dal parto, e possiamo aggiungere che non nasce senza un altro. L'esperienza della gravidanza è per eccellenza l'esperienza dell'altro che cresce dentro di me.
Certo anche Berekeley poteva illudersi di essere incinto, o forse non poteva. Allora anche questa impossibilità fa parte di un ontologia del reale, dove non sono i nostri sensi a decidere la realtà del mondo e dell'altro, giacché come uomo mi viene difficile di illudermi di partorire.
Certo ci possiamo meravigliare sugli meccanismi varieggiati che ci sembrano che la natura mette in moto per la realizzazione del nuovo esserino umano, e di quanto impegno e attenzione perché un altro essere possa avere le sensazioni, che possa illudersi sullo stesso mondo del nostro, ma è più facile dubitare del mondo che del nascituro in questo caso.

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