GESANG DER GEISTER ÜBER DEN WASSERN Goethe 1779 | CANTO DEGLI SPIRITI SULLE ACQUE, trad Diego Valeri |
Des Menschen Seele Gleicht dem Wasser: Vom Himmel kommt es, Zum Himmel steigt es, Und wieder nieder Zur Erde muß es, Ewig wechselnd. Strömt von der hohen, Steilen Felswand Der reine Strahl, Dann stäubt er lieblich In Wolkenwellen Zum glatten Fels, Und leicht empfangen Wallt er verschleiernd, Leisrauschend Zur Tiefe nieder. Ragen Klippen Dem Sturz entgegen, Schäumt er unmutig Stufenweise Zum Abgrund. Im flachen Bette Schleicht er das Wiesental hin. Und in dem glatten See Weiden ihr Antlitz Alle Gestirne. Wind ist der Welle Lieblicher Buhler; Wind mischt vom Grund aus Schäumende Wogen. Seele des Menschen, Wie gleichst du dem Wasser! Schicksal des Menschen, Wie gleichst du dem Wind! | Simile all'acqua è l'anima dell'uomo. Viene dal cielo, risale al cielo, di nuovo scendere deve alla terra, in perpetua vicenda. Il getto limpido sgorga dall'arduo precipite dirupo; sul sasso liscio si frange in belle nuvole di pulviscolo; ondeggia accolto in dolce grembo, tra veli e murmuri, al basso va scorrendo. Scogli si drizzano contro il suo émpito; egli spumeggia iroso di gradino in gradino verso l'abisso. Indi per lento letto di prati volgesi, e fa specchio di lago, dove il lor viso miran tutte le stelle. Ma dolce amante dell'onda è il vento; e talvolta dal fondo flutti spumanti suscita. O anima dell'uomo, come all'acqua somigli! O destino dell'uomo come somigli al vento! |
Rudolf Meyer interpretand basmele populare germane scria: Oamenii care traiesc la margine de apa pastreaza adesea, timp mai indelungat o stare care nu lasa sufletul sa iasa complet din tesatura onirica in constienta diurna treaza, clar conturata. A privi spre valuri ore intregi zi de zi, iti largeste sufletul ba chiar extrage bland delicatele forte eterice din corporal | p.32 Gerhard Wehr - Doi giganti:Jung si Steiner |
venerdì 1 aprile 2016
Il canto delle acque
martedì 23 febbraio 2016
Le donne nell'Islam
e la moglie guarda con amore il marito,
Dio guarda con amore entrambi"
Il Profeta Maometto
L'imperatore turco Ulugh Bey (o Ulugh Beg, 1393-1449), eminente scienziato, aveva fatto scolpire sulla facciata delle università da lui fondate a Bukhara e a Samarkanda il detto del Profeta Maometto: "Uomo o donna, ogni musulmano deve studiare le scienze". Inutile dire che le sue università erano frequentate da uomini e da donne, e queste si distinsero al punto da diventare giudici e docenti. Il fatto fu tutt'altro che raro nel mondo islamico dei periodi d'oro.
Questi, per tutto il mondo, non sembrano essere più periodi d'oro; e l'attuale realtà dell'Islam è complessa e differenziata al massimo, poiche' si esprime in paesi, ambienti, etnie e culture altamente differenziate. Si va dalla Repubblica turca (nazione a livello europeo) al regno dell'Arabia Saudita o dello Yemen, ancorati a tribalismi medioevali. La sopravvivenza di costumi locali preislamici - costumi anche aberranti contro i quali ci si puo' accanire a giusta ragione, ma che nulla hanno a che vedere con l'Islam - va da quelli dell'Africa nera a quelli dell'Indocina. Non si puo' fare d'ogni erba un fascio, occorre saper procedere alle necessarie distinzioni.
In effetti, il Corano ha liberato la donna dal degrado preislamico, conferendole gli stessi diritti degli uomini, tutelandone le proprieta' e il diritto all'eredita', affidando a lei i figli in caso di divorzio - divorzio che in ogni caso, sia l'uomo a chiederlo, sia la donna a chiederlo, tutela la donna, poiche' a lei da' per legge coranica tutte le sue proprieta', tutti i doni che ha ricevuto, e un quarto delle proprieta' del marito. Per l'Islam la donna ha il diritto di scegliere l'aborto, se lo vuole; ed e' solo la donna che ne puo' decidere, non l'uomo. A giusta ragione il piu' eminente teologo del nostro secolo, Si Hamza Boubakeur (rettore della Moschea di Parigi, rettore dell'Istituto universitario Islamico di Francia, membro del Parlamento francese, discendente diretto di Abu Bakr) ha scritto: "Le genti male informate e i detrattori dell'Islam che generalmente non retrocedono davanti a nessuna menzogna, lo accusano d'aver distrutto la condizione femminile: Tuttavia nessuna religione conosciuta, sia pagana sia rivelata, monoteista o politeista, e' tanto favorevole al bambino e alla donna quanto l'Islam".
Si dice in Occidente che il Corano discrimina la donna a favore dell'uomo togliendole la parita' dei diritti anche nell'ambito religioso. Dice il Corano: "I Musulmani e le musulmane, i credenti e le credenti, gli oranti e le oranti, gli uomini veritieri e le donne veritiere, i perseveranti e le perseveranti, quelli e quelle che temono Dio, quelli e quelle che sono caritatevoli, quelli e quelle che digiunano, quelli e quelle che sono temperanti, quelli e quelle che invocano sovente Dio, Dio ha riservato loro perdono e una ricompensa magnifica" (33a-35).
Per l'Islam, il matrimonio è un contratto sociale, non un sacramento. Nel Corano le regole matrimoniali - e del pari i diritti ereditari delle donne - sono ben chiari, espressi nella seconda Sura, dal versetto 221 al versetto 242.
In altri passi dice il Corano: "Credenti. Non vi e' lecito diventare eredi delle vostre mogli contro la loro volonta'. E nemmeno costringerle, per togliere loro una parte di cio' che avete donato loro, a meno che esse non abbiano commesso una turpitudine manifesta. Comportatevi onestamente nei loro confronti. Se avete avversione per loro, è possibile che abbiate avversione per una cosa nella quale Dio ha messo un gran bene" (4a-19). Il Corano continua cosi', in questa Sura, sino al versetto 28, con altre proibizioni che pongono le donne al riparo delle disonesta' degli uomini.
Cio' per quanto riguarda la religione. Certo e' pur vero che in paesi islamici arretrati, in luoghi in cui sopravvivono ancora oggi costumi e consuetudini preislamici, gli inviti del Corano non sono del tutto seguiti, e questo a carattere generale. E' indubbio che la Francia e l'Albania sono paesi d'Europa; e' indubbio che tanto a Milano quanto a Corleone siamo in Italia, ma le differenze socio-economiche-politiche non possono essere negate. Non si puo' generalizzare, non si puo' fare d'ogni erba un fascio.
Se non ci fosse stata Khadija? Diede al Profeta una sicurezza, lo conforto' quando ricevette la prima Rivelazione e nei momenti di sconforto e di pericolo dei primi tempi. Con la sua morte, i Quraishiti si sentirono liberi di organizzare l'assassinio del Profeta, che per questo dovette fuggire a Yatrib. Quando, nel corso della battaglia di Uhud, il Profeta cadde ferito, dall'assalto dei nemici lo salvo' una donna coraggiosa e pugnace: Nusayba bint Ha'b.
Come detto sopra, la sola donna ha il diritto di scegliere l'aborto, se lo desidera, secondo le quattro disposizioni della Legge religiosa, espresse in particolare da Abû Hâmid âlGhazâlî, l'eminente teologo turco (1058-1111): 1) una nascita che potrebbe portare pregiudizio alla salute della madre (Corano, 4a-3); 2) una nascita che portasse nocumento al tono economico familiare; 3) una nascita il cui concepimento e' stato imposto con la forza; 4) una nascita che potrebbe compromettere la bellezza della madre.
In ogni caso i medici dell'Islam misero a punto sin da mille anni or sono tutta una serie di validi contraccettivi e alcuni contraccettivi contemporanei (Supposte Maltus, Coni Randell) si sono basati sui principi attivi dei contraccettivi comuni nel mondo islamico.
Il velo non e' una specifica imposizione coranica (il Corano indica la pudicizia e l'abbigliamento conveniente). E' piuttosto un costume preislamico ed e' ancora oggi condiviso a volte con comunita' non musulmane. Pertanto in alcuni paesi esso e' in uso, in altri non e' neanche accettato. In uno stesso paese vi sono zone in cui si porta il velo, o il foulard, e zone in cui non lo si porta. E' piuttosto una sorta di divisa in ambienti in cui si vuol far notare la propria appartenenza a una corrente fondamentalista.
Anche San Paolo impose il velo alle cristiane (11,6) e le escluse dalla ritualistica. Roger Garaudi disse del velo: "Criminale imporlo, criminale vietarlo", in un'intervista organizzata dal Centro Islamico di Parigi alla televisione Antenne 2 (18 ottobre 1992).
Donne sufi (i sufi sono i mistici dell'Islam da secoli organizzati in Confraternite regolari): da un volume de shaykh Javad Nurbakhsh, intitolato appunto Donne Sufi, se ne rilevano 124. Importante fu la Maestra spirituale di Dhû âlNûn âlMisri, la turca Fâtima âlNîsâbûriyya. La piu' nota di tutte e' probabilmente l'irakena Rabi'a âl'Adawiyya.
Numerose sono state le donne musulmane regine, capi di stato, condottiere, nei secoli passati. La piu' importante fu forse la Raziye Khatûn, sultana di Delhi, in India, nel XIII secolo. Nel 1232 essa conquistava lo stato di Gwalior. La scrittrice Bahriye Üçok, deputata la governo turco, ha elencato in un suo libro (Donne turche sovrane e reggenti negli stati islamici), sedici regine non turche e ventotto tra regine, imperatrici e reggenti negli stati turchi.
Sono da rammentare fra queste Shajar âlDurr, regina mamelucca d'Egitto dal 1249 al 1250; e la dinastia di begum che regnarono sullo stato indiano di Bhopal dal 1844 al 1926. Ultima fu la begum Sultan Jahan, che regno' dal 1901 al 1926. Alcune Validé Sultan della Corte ottomana turca furono reggenti del trono imperiale durante la minore eta' del loro figlio successore al trono (ad esempio Kösem Mahpeyker, 1589-1651, che regno' dal 1623 al 1632; Hadice Tarhàn, 1627 c.-1683).
Scrittrici e giornaliste musulmane contemporanee che si battono per eliminare le interpretazioni maschiliste del Corano, affinche' l'uguaglianza propugnata dal Corano diventi un'eguaglianza anche nella pratica:
Azizah âlHibri Amina Wadud-Muhsin
Fatima Mernissi Riffat Hassan
Laila Ahmad Aisha AbdulRahman
Merryl Wyn Davies Huda Valente
Sono da ultimo importanti anche le testimonianze di donne europee, sulla liberta' delle donne turche nei secoli scorsi: in particolare Lady Mary Wortley-Montagu, che nel Settecento fu la moglie dell'ambasciatore inglese a Istànbul; e Cristina Belgioioso-Trivulzio, che nell'Ottocento fu un'irredentista italiana tra le più importanti.
Lady Mary Wortley-Montagu, nelle sue Lettres pubblicate piu' volte in Europa a partire dall'edizione Claland di Londra del 1763, scrive: "Le donne ... sono padrone del proprio denaro, che prendono con loro al momento di un eventuale divorzio, oltre alla somma che il marito e' obbligato a versar loro. A conti fatti penso che le donne turche sono gli esseri piu' liberi dell'impero. Perfino il Parlamento le rispetta, il Gran Signore, quando un pascia' e' condannato a morte, non infrange mai il privilegio degli appartamenti, che passano inviolati direttamente alla vedova. Regnano come regine sulle loro schiave che i mariti non hanno mai il permesso di guardare... Le donne turche sono libere da ogni preoccupazione, passano il loro tempo in visite, in bagni, e nella occupazione gradevole di spender denaro e di inventare nuove mode."
Cristina Belgioioso-Trivulzio, nel suo Scènes de la vie turque stampata a Parigi da Michel Lèvy nel 1858, scrisse: "Non v'e' un solo turco che si permetta di maltrattare una donna, e io conosco donne d'ogni classe della societa' musulmana che tirano la barba ai loro mariti senza che questi usino delle rappresaglie sui loro capelli. Si potrebbe scrivere un intero libro di aneddoti curiosi che testimoniano il rispetto e la condiscendenza del sesso forte nei riguardi del sesso debole." E nel suo Diario: "La famiglia del contadino turco e' simile a quella del contadino cristiano e, lo dico con rammarico, il primo potrebbe servire da esempio al secondo. Per cio' che riguarda la fedelta', il vantaggio sarebbe del turco, perche' tale virtu' non gli e' imposta ne' dalla fede religiosa ne' da quella civile, ne' dagli usi, ne' dai costumi ne' dall'opinione pubblica, ma dalla bonta' della sua natura, alla quale ripugna il pensiero di affliggere la propria compagna. E non le fa mai pagare il privilegio, di cui non osa privarla, di essere la sola padrona di casa... Le grandi dame di Istànbul non si tengono paghe di vedere il mondo attraverso le griglie delle loro finestre; vanno a passeggio nella citta', nel bazar, ovunque loro garba e senza essere sottomesse ad alcuna sorveglianza incomoda."
Naturalmente, ho detto all'inizio, tenendo conto che l'attuale realta' dell'Islam e' complessa e differenziata ala massimo, poiche' si esprime in paesi, ambienti, etnie e culture altamente differenziate. Si va dalla Repubblica Turca (nazione a livello europeo) al regno dell'Arabia Saudita o dello Yemen, ancorati a tribalismi medioevali. La sopravvivenza di costumi locali preislamici - costumi anche aberranti contro i quali ci si puo' accanire a giusta ragione, ma che nulla hanno a che vedere con l'Islam - va da quelli dell'Africa nera a quelli dell'Indocina. Non si puo' fare di ogni erba un fascio, occorre saper procedere alle necessarie distinzioni.
Intervento del Prof. Gabriele Mandel nell'ambito della Lezione "Il ruolo delle donne nell'Islam tra insegnamenti e tabu' sociali", tenutasi il 12 marzo 1996 presso l'Universita' Statale di Milano.
venerdì 8 gennaio 2016
Due è più di uno
L’Uno non ci può bastare perché è presente in noi anche l’Altro.
Se ci accontentassimo dell’Uno, l’Altro soffrirebbe e ci affliggerebbe con la sua fame
La tela della tua vita
Religione e sessualità
Allora, ero giovane studentessa in filosofia e mi aspettavo che la religione spieghi la sacralità del sesso nella vita umana. Infatti nella religione indu avevo trovato una tale giustifica, meglio descritta poi di Rebreanu ma anche di Tagore sul come il maschio e la femmina ci rincorriamo in tutte le vite, ci cerchiamo attraverso le mille volti di uomini e donne.
Venticinque anni dopo quando leggo i bigotismi contro l'insegnamento dell'educazione sessuale in scuola italiana capisco che l'argomento religione-sessualità in Occidente corre su tutt'altri binari di come io l'avevo pensato. Tutt'altro che sacralità del sesso. Qui il sesso è peccato, la masturbazione fa diventare ciechi.
Non ho mai creduto del tutto che le donne dell'est o cinesine, thailandesi siano migliori delle italiane, ho conosciuto molte italiane gentilissime e ammirevoli.
Però mi domando se davvero c'è nelle donne dell'est o orientali un'altro atteggiamento, più rilassato e nello stesso tempo più sicuro di se per quanto riguarda la propria sessualità, il rapporto con l'uomo, non è dovuto al fatto che provengono da paesi che almeno per due generazioni non sono state cristiane, ma atee (l'est) o buddhiste?
Non è forse propio l'ateismo ad aver creato done più equilibrate con loro stesse. Ripeto, o offendere non voglio le italiane, mica colpa loro se sono cresciuti in un ambito bigotto dove era normale che la donna sia vista come fonte del peccato.
Oggi quei paesi europei sono tornati alla religione, ma le generazioni che hanno rubati i mariti ... sono venute su in un mondo ateo, dove le misoginie dei preti era facile di additarle come retrograde, ciò che non è più possibile in una società dove si spendono più soldi per alzare chiese che per ospedali.
martedì 5 gennaio 2016
pensieri sulla società
risosto in messaggio di DAMIEN, un'inquietante immagine per il futuro. A differenza di lui io non credo che la donna abbia un ruolo attivo in questa, ma è altrettanto vittima quanto l'uomo,
L'originale è qui:
http://www.questionemaschile.org/forum/index.php?topic=2773.msg26253#msg26253
Mi trovo a Kiev, e sto guardando l'italia.. come direte voi.. si, avete letto bene.. sto guardando l'italia com'era 30 anni fa.. nel 1980..
Ingegneria sociale - scalata degli uomini alpha - corruzione - sodalizio donne/sistema
ingegneria sociale
Kiev è una città grande.. enorme sotto certi aspetti.. che stà succedendo?
quello che piu' o meno accadde da noi.. col picco "tangibile" intorno agli anni 80.. o giu di li..
in buona sostanza, si sono create due categorie di popolazione a Kiev, una riccona, l'altra che vive di stenti.. interessante vedere il collante che lega i due mondi (per il momento).. donne bellissime.. ma presto un nobile ricordo, proprio come le italiane di 30 anni fà..
gli uomini alpha
Anche qui, l'operazione di ingegneria sociale pro capitalismo è iniziata.. e direi anche molto bene.. al potere c'è andata gente poco raccomandabile.. la corruzione dilaga gli alpha qui o sono corrotti oppure della mala..
per fare la grana, stanno seguendo lo stesso processo di ingegneria sociale che ha devastato e devasta l'italia, stanno costruendo enormi centri commerciali, facendo chiudere i piccoli negozi, proprio come in italia, stanno prendendo sempre piu' piede nel mondo del lavoro, diminuendo i salari visto che, avendo agganci politici, nessuno gli dice nulla.. questo genera due cose: impoverimento della popolazione e innalzamento del costo della vita, senza contare gli effetti devastanti, ovvero l'occidentalizzazione dovuta ad una quotidianità legata al lusso e a tutto quanto non è indigeno del luogo, facendone col tempo, proprio come successo in italia, perderne ogni traccia (d&g made in china.. sash made in pakistan... vi dice nulla?)
i giovani quindi stanno anche qui molto male.. se dovessi aprire un'attività qui, adesso come adesso aprirei un negozio di vodka e liquori.. oltre che a vendere tabacchi lavorati esteri.. ma che c'azzecca con la questione maschile.. direbbe qualcuno..
Anche qui, le donne fanno da collante per traghettare il popolo al volere degli uomini alpha, verso il nuovo mondo (mostruoso) fatto di soldi e di assenza di valori, di perdita di identità e della relazione uomo donna..
Le donne infatti, come ben sapete, operano la selezione che serve al sistema per dirottare la massa verso il nuovo consumismo, esse infatti, pian piano, stanno operando e diventando come le italiane.. inseguendo il lusso proposto loro, grazie a quello che sapete (...) obbligano l'uomo medio a soddisfare le loro voglie consumistiche, ma la perdita del lavoro, del potere di acquisto della maggioranza degli uomini non le soddisfa come vorrebbero, cominciando a pensare che l'uomo quindi non sia piu' capace di "sostenerle" nella vita.. quindi operano le selezioni.. cominciano anche loro a guardare come vai vestito.. se le puoi portare a cena ei ristoranti (cari...) questo cosa genera?
Le donne, ricevendo molto e gratuitamente, non sono soddisfatte dall'uomo medio, intanto pero' il sistema dona loro apparenza e posti di lavoro, ergo stanno pian piano riuscendo a stare meglio della maggioranza dei beta.. uomini beta..maggioranza alla quale una decina di anni fa davano amore incondizionatamente.. a prescindere dal reddito..
esattamente come le italiane..
Sulla strada principale di Kiev, si nota una vera e propria sfilata di moda femminile, escono ed entrano dai negozi.. e gli uomini?.. normali.. qualcuno vestito bene.. la maggioranza in maniera normalissima..
Sui cartelloni pubblicitari sta scomparendo la figura della famiglia.. come avvenne in italia..al suo posto..non molto spesso (ancora per poco) uomini buffi che pubblicizzano articoli.. le donne bellissime tante.. sono intorno ad un singolo uomo.. seduto su un trono.. pubblicizando il prossimo evento.. costoso..
Capite adesso quanto sia difficile per l'uomo beta di kiev garantirsi una vita decosora, figuriamoci a sopperire alle richieste delle stupende donne locali! esattamente come in italia.. oggi siamo una massa di precari.. una relazione ci costerebbe un'esagerazione.. le donne non lo capiscono e non cagano l'uomo medio.. esattamente come a kiev quindi..
selezione sociale
Le donne quindi stanno migrando dal sentimento al potere monetario ergo se prima miravano alla persona, adesso cominciano a considerare solo chi ha la grana.. (come in italia e forse nel resto del mondo occidentale..) ma chi ha la grana?
Gli Alpha.. ovvero? i corrotti ed i mafiosi che hanno preso il potere politico ed economico.. ESATTAMENTE come in italia!.. fantastico!
ma questo che genera? beh tutto quello che vediamo ovviamente da noi.. le donne anche qui cominciano a parlare tra loro.. gli uomini che possono entrare nei locali (normali per il nostro potere di acquisto) sono ben pochi.. ma non è tutto.. sono diventate delle vere gold diggers.. e se prima lo straniero era interessante, al punto tale da essere fermati.. adesso se lo sei devi dimostrare anche che hai tanta grana..
La mancanza di relazione uomo donna, porta alla chiusura tra i sessi, ed infatti, nei numerosi cafè di Kiev, spesso i giovani usano il Wifi anzichè dedicarsi alle donzelle.. quindi anche qui, come da noi,, la nuova generazione di cittadini si stà man mano allontanando, dedicandosi al consumismo, fine dei sentimenti.. prevaricazione femminile of course.. (e che prevaricazione... almeno da noi qualcuna è cessa..) ragazzi figli del consumismo, spesso da genitori divorziati, che gettano i loro averi nei computer portatili, pda e quant'altro.. e nell'alchool esattamente come da noi.. (stragi del sabato sera.. vi suona nulla di analogo?) ora.. qui stà cominciando adesso.. perchè non da tutte le parti di Kiev è ancora cosi.. non tutti infatti possono permetterselo.. ma tra 30 anni o forse meno (sicuramente meno) sarà cosi..
insomma signori miei.. capisco che molti forse si sono persi.. ma in buona sostanza ho voluto scrivervi cosa è accaduto in italia e come si sono mosse le meccaniche che oggi ci hanno portato in questa posizione.. grazie alla disamina di Kiev.. un matrix che sono riuscito a RIvedere grazie a Kiev..
e voi? sapete quanta e profond la tana del bianconiglio?
Noi onmegvalositas
Maga a munkavállalásuk szerintem nem problémás.
A hogyan-ja már inkább.
- Először házasodik és gyereket nevel.
- Utána pedig karriert épít.
Nem pedig egymás mellett próbál két dolognak megfelelni.
Sok oka van, hogy ez miért jó mind a társadalomnak, mind a gyereknek, mind a nőnek.
Máshol már írtam, de bemásolom ide is:
Ugyanis minél később szül a nő, annál nagyobb a petesejtjeinek a sérülése a környezeti behatások miatt (vegyszerek, háttérsugárzás, stb.). Nem véletlen, hogy a férfiak a fiatal, 18-20-as nőkre buknak. Azok a termékenyebbek. A 30 éves nőnek 2X akkora az esélye, hogy debil gyereke legyen, mint a 20 évesnek. Nem véletlen, hogy manapság ennyi a beteg gyerek (allergia, örökletes bajok, stb.). Mert már nem 16-18 évesen, hanem 26-28 évesen szülnek a nők, és ez bizony erősen közrejátszik abban, hogy mennyire is lesz beteg a gyerek.
Ha a nők a karrierépítés helyett először párt választanának és szülnének, akkor a legideálisabb életkorukban tennék azt, ami a gyerek egyértelmű érdeke.
Mert jobban bírja a szervezete. (Ez a társadalomnak jó.)
Egy nő 30 évesen soha nem lesz olyan vonzó a férfiak szemében, mint a 20 éves önmaga.
Ergo pont fiatalon tudja a legjobb pasit leakasztani magának.
Teljes energiáját tudja a gyerekre fordítani, ami a gyereknek is jobb, mintha anyu este érne haza a melóból. És neki is jobb, mert nem kell szétszakadnia. ELŐSZÖR nevel gyereket, majd csak UTÁNA épít karriert, miután a gyerekek már kirepültek, avagy legalább kamaszkorúak.
Mivel már a gyerekek nagyok vagy kirepültek (40 éves kor körüli nőről beszélünk), így nem fogja a munkáltató azt nézni neki, hogy mikor fog szülni. Mert már nem fog.
Ez munkavállaláskor, karrierépítéskor előny, szemben a maival, ahol úgy megy egyetemre, hogy semmi nem támogatja.
Vezetőként sokkal jobb lehet, de akár pedagógusként meg más területen is. Egy 20-as csajszikát nem néznek semmibe, de egy 40-es érett nőt igen. Mert annak már van élettapasztalata!
Az még elég hosszú idő. Főleg, hogy nem kell mellette más dologgal foglalkoznia. Még a családdal sem, mert már csak az őt biztosító férj van ott. És izgulnia sem kell, hogy esetleg kirúgják, mert akor is ott van mögötte a korábban is már meglévő családi háttér (férj támogatása).
Megint visszakanyarodunk ugyanoda – nincs hátrány a munkaerőpiacon.
- A gyereknek nem jó, mert a gyerek betegebb lesz.
- A gyereknek nem jó, mert nem tud vele 100%-osan foglalkozni.
- A karriernek nem jó, mert nem tud vele 100%-osan foglalkozni.
- Neki sem jó, mert kettészakad az egyszerre meglévő követelmény miatt.
- Fiatalon nincs megbecsülése a karrierben.
- Idősen nem tud gyereket szülni.
- A gyereknek jó, mert egészségesen szüli.
- A gyereknek jó, mert tud vele 100%-osan foglalkozni.
- A karriernek jó, mert tud vele 100%-osan foglalkozni.
- Neki is jó, mert nem szakad ketté.
- Idősebb karrierépítőként nagyobb megbecsülés (korból adódik).
- Fiatalon több gyereket tud szülni.
- Fiatalon jobb férjet tud szerezni.
Lehet karriert is építeni, meg lehet gyereket is vállalni.
Csak nem egyszerre, hanem egymás után. És előbb a gyerekszülés és gyereknevelés (közben max. részmunkaidő), mert a biológia így teszi lehetővé. És máris megvan az emancipáció-grrrrpower is, meg a gyereknevelés is. Így logikus és hatékony. (Ha meg nem akar 40 évesen karriert építeni, akkor maradhat otthon is. Azt választja, amelyiket csak akarja.)
venerdì 20 novembre 2015
Le religioni sono sistemi di guarigione per i mali della psiche
"Freud ha completamente trascurato il fatto che l'uomo non ha potuto ancora cavarsela da solo con le potenze degli Inferi, cioè dell'inconscio, e che ha dovuto sempre ricorrere all'aiuto spirituale fornitogli dalla sua religione particolare. La scoperta dell'inconscio comporta l'esplosione di un grande dolore spirituale, è come se una fiorente civiltà fosse abbandonata all'irrompere di orde barbariche o se la rottura delle dighe esponesse una fertile pianura alla furia di un torrente tumultuoso. La guerra mondiale fu una simile irruzione che, come null'altro potrebbe fare, mostra quanto sia sottile il muro che divide un mondo ordinato dal caos eternamente in agguato.
Ma cosi avviene in ogni individuo: dietro il suo mondo razionalmente ordinato, una natura oltraggiata dalla ragione attende, assettata di vendetta, la caduta del muro divisorio, per traboccare, devastandola nella vita cosciente.. Fin dai tempi originari e più primitivi l'uomo è consapevole di questo pericolo, del pericolo che corre la psiche; e con le pratiche magico religiose si è protetto da quella minaccia o ha guarito i mali psichici che lo hanno colpito. Perciò lo stregone è sempre anche sacerdote, guaritore del corpo e dell'anima, e LE RELIGIONI SONO GUARIGGIONI PER I MALI DELLA PSICHE. Questo vale in particolare per le due più grandi religioni dell'umanità, il cristianesimo e il buddhismo. L'uomo sofferente non trova mai aiuto nelle proprie elucubrazioni, ma soltanto nella verità sovrumana, rivelata, che lo solleva dalla sua dolorosa condizione" (Jung-Psicotrerapia e cura d'anima)
lunedì 28 settembre 2015
Fiabe delle fate, Contessa de Ségur (lavoro in corso)
Orsetto
I. Il rospo e l’usignolo
C’era una volta, vicino al bosco una graziosa masseria chiamata Masseria del Bosco..
La bella massaia si chiamava Agnella e viveva sola nella sua fattoria insieme alla giovane Malvarosa che la aiutava nei lavori di casa. Mai nessuno veniva a trovarle e neanche loro andavano via di casa se non al mercato.
La masseria era piccolina, carina e pulita. Vi era anche una bella mucca bianca che dava latte in abbondanza, un gatto che mangiava i topi, e un asino. L’asino portava ogni martedì al mercato del paesino vicino la verdura, la frutta, il burro, le uova, i formaggi che Agnella vendeva per poter vivere.
Nessuno poteva dire quando Agnella e Malvarosa erano arrivate a questa masseria fino allora sconosciuta.
Una sera Malvarosa mungeva la mucca mentre Agnella preparava la cena. Quando sta per mettere sul tavolo la pentola fummante con una buona zuppa di verza e un vasetto di panna acida vide un grosso rospo che divorava con avidità delle ciliegie che si trovavano su una grande foglia di vite messa per terra.
“Rospo schifoso!” gridò Agnella “ Te la faccio io vedere a venire qui a mangiare le mie belle ciliege!”
Nello stesso tempo alzo la foglia di vite sulla quale stavano le ciliegie , diede un calcio al rospo facendolo rotolare dieci metri. Stava per buttarlo fuori quando il rospo emise un fischio acuto, si alzo sui suoi piedi posteriori con gli occhi in fiamme , la bocca aperta fremeva dalla rabbia, tutto il suo corpo fremeva e dalla sua gola si sentì un gracidio orribile .
Agnella si fermò spaventata, fecce un passo indietro per evitare il veleno di questa bestia mostruosa e agitata. Cercava nei dintorni una scopa per buttarlo fuori ma il rospo avanzo verso di lei un passo con atteggiamento minaccioso e disse con voce rauca fremente di rabbia:
“Hai osato darmi un calcio, mi hai impedito di mangiare le tue ciliege, e volevi cacciarmi dalla tua casa. La mia vendetta ti raggiungerà in ciò che hai più caro. Allora capirai che non si può oltraggiare impunemente la fata Rabbiosa! Partorirai un figlio coperto con pelliccia d’orso e …”
“Fermati sorella!” si sentì dall’alto una voce dolce e melodiosa. Agnella alzò la testa e vide un usignolo seduto sopra la porta d’entrata. “Ti vendichi in maniera troppo crudele di un oltraggio dovuto non a te in quanto fata ma all’aspetto brutto e sporco che da sola hai scelto. In quanto io possiedo un potere superiore al tuo ti impedisco di aggravare i danni che hai già combinato anche se non sta in mio potere di cancellarli. Tu, povera madre” disse rivolgendosi ad Agnella “non disperare, ci sarà un rimedio alla difformità del tuo figlio. Io gli dono la possibilità di cambiare la pelle con la persona che, portata da sincera riconoscenza avrà la magnanimità di accettare questo cambio. Lui ritornerà allora cosi bello come fosse stato se la mia sorella Rabbiosa non avesse dimostrato il suo brutto carattere.
“Oh Signora Usignolo, La ringrazio per la sua bontà, ma questa non impedirà al mio povero figlio di essere orrendo e simile a una bestia”
“Questo è vero” disse la fata Giocosa “ anche perché né a te né a Malvarosa è permesso di cambiare pelle con lui. Ma io non vi abbandonerò e non abbandonerò neanche il vostro figlio! Lo chiamerete Orsetto fino al giorno in cui potrà riprendere il suo vero nome degno della sua nascita e della sua bellezza: Il Principe Meraviglioso”
Dicendo queste parole la fata scomparve, volando via.
La fata Rabbiosa si ritirò piena di veleno, col passo pesante volgendosi indietro ad ogni passo per guardare Agnella con un’aria irritata. Spruzzava veleno su tuto il suo tragitto cosi che fece seccare l’erba, le piante e gli arbusti che si trovavano sulla sua strada. Il suo veleno era cosi potente che là l’erba non crebbe giammai e ancor oggi si chiama il sentiero della fata Rabbiosa.
Una volta rimasta sola Agnella scoppio in un pianto con singhiozzi. Malvarosa che aveva finito il suo lavoro e finché s’ avvicinava l’ora della cena entrò in casa e scopri sgomenta che la padrona piangeva,
“Mia cara regina, cos’è successo? Chi mai ti ha fatto soffrire? Non ho visto nessuno entrare in casa”
“Nessuno mia cara figliuola, è entrato solo chi può entrare dovunque: una fata malvagia con le sembianze di rospo, e una fata buona sotto le sembianze di un usignolo”
“E che cosa ha detto questa fata che L’ha fatta piangere? La fata buona non ha impedito a quella malvagia di farLe del male?”
“Non figliuola, ha attenuato un po’ la maledizione ma non ha potuto cancellarla”
Agnella raccontò a Malvarosa per filo e per segno tutto ciò che era successo e le disse che partorirà un figlio coperto di pelliccia d’orso.
Sentendo tutto questo Malvarosa pianse insieme alla sua padrona:
“Che disgrazia!” esclamò ella “Che vergogna per l’erede di un cosi bel regno che sia orso! Cosa dirà il vostro marito, re Feroce se giammai ci ritroverà?”
“Ma come potrebbe ritrovarci Malvarosa? Tu sai che dopo la nostra fuga ci sollevò in aria un turbine che ci fece girare per dodici ore, buttandoci da una nuvola all’altra con grande velocità, quindi dobbiamo essere a più di tremila miglia dal regno di Feroce. Infatti tu conosci quanto sia vendicativo e quanto mi odia dopo che gli avevo impedito di uccidere il suo fratello Indolente e la sua cognata Nonchalance. Sai bene che siamo fuggite solo perché egli voleva uccidere pure me però io non temo che ci possa ritrovare.
Malvarosa, dopo che pianse per un po’ con la sua regina Amada (questo era il suo vero nome), la invitò a mettersi alla tavola.
“Anche se piangessimo tutta la notte tanto non possiamo impedire ormai che il Suo figlio nasca coperto di pelliccia; ma ci impegneremo di tirarlo su cosi bene che grazie alla sua bontà troverà presto una buonanima disponibile di cambiare sembianze con lui, cosi tornerà alla sua vera pelle bianca e non vivrà a lungo con la pelliccia d’orso che gli ha dato la fata Rabbiosa. Bel regalo posso dire! Sarebbe stato meglio se l’avesse tenuto per sé!
La regina, che noi continueremo di chiamare Agnella per non svegliare il sospetto di re Feroce, si alzò lentamente, si asciugò le lacrime e provò a vincere la sua tristezza.; pian pianino la fiducia e l’ottimismo di Malvarosa acquetarono la tensione. Prima che finisse la serata, Malvarosa aveva già convinto Agnella che Orsetto non resterà per lungo tempo con le sembianze d’orso, che ritornerà presto alle sembianze principesche: che, se la fata accettasse, anche lei sarebbe disponibile di fare il cambio.
Agnella e Malvarosa andarono tranquille a dormire.
II. La nascita e l’infanzia di Orsetto

“Povero Orsetto! Chi mai potrà amarti cosi tanto da liberarti da questa orribile pelliccia. Uffa! Perché non posso fare io il cambio che la fata buona aveva permesso a chi t’amerà? Nessuno riuscirà ad amarti come me!”
Orsetto non rispose, perché dormiva.
Malvarosa pianse pure lei tanto per tenere compagnia ad Agnella ma non aveva l’abitudine di affliggersi lungamente quindi si asciugò le lacrime e disse:
“Cara mia regina, sono talmente convinta che il vostro figlio non terrà per lungo tempo questa brutta pelliccia d’orso che io lo chiamerò già da oggi il principe Meraviglioso.”
“Fermati figlia mia” replicò decisa la regina “Alle fate piace essere obbedite”
Malvarosa prese il bimbo, lo avvolse nelle fasce che avevano preparato, e si abbasso per baciarlo ma si punse le labbra con i peli irsuti di Orsetto.
“Non ti bacerò troppo spesso figlio mio” sussurrò a bassa voce “Pungi come un riccio”
Il bimbo fu affidato a Malvarosa . Di orso aveva solo la pelliccia: oltre ciò era il bambino più dolce, saggio, affettuoso che avevano mai conosciuto. Quindi anche Malvarosa lo amava teneramente.
In misura in cui Orsetto cresceva gli permettevano di allontanarsi dalla fattoria; non correva alcun pericolo perché nel paese lo conoscevano: i bambini scappavano via da lui, le donne ne avevano schifo, gli uomini lo evitavano, lo consideravano un essere maledetto. Qualche volta quando Agnella andava al mercato, lo metteva in groppa all’asinello e lo portava con se. In quei giorni faceva più fatica a vendere la frutta e i formaggi; le madri scappavano via per paura che l’orsetto non le avvicini. Agnella piangeva spesso, chiamando invano la fata Giocosa; la speranza rinasceva nel suo cuore ogni volta che vedeva un usignolo volteggiarle vicino, ma quel’ usignolo era solamente un’ usignolo (da mangiare) e non una fata.

Orsetto si sentì molto imbarazzato dalle sue lacrime.
"Se mi vede, povera bimba potrebbe pensare che sono un'animale selvatico, potrebbe scappare via e smarrirsi. Ma se la lascio qua morirà di inedia e di paura. Mentre meditava lui cosi la bimba lo vide, lanciò un grido di paura volle scappare via ma inciampò e cadde inorridita.
"Non scappare di me piccolina, disse Orsetto con la sua voce calda, triste e carezzevole. Io non ti farò nulla di male, proprio al contrario, potrei aiutarti a ritrovare i tuoi genitori. La bimba lo guardava con degli occhi grandi e spaventati, impietrita di paura.
"Raccontami cara cosa ti è successo. Non aver paura di me. Non sono io un mostro/orso, sono solo un ragazzo sfortunato da chi scappano via tutti"
La paura dagli occhi della bimba sembrava affievolirsi, era più tranquilla ma era ancora indecisa se fidarsi o non.
Orsetto fece un passo verso di lei, allora purtroppo la paura di lei prese il sopravento, lanciò un grido acuto e cercava di scappare via.
Orsetto si fermò e si mise a piangere pure lui.
"Ma quanto sono io disgraziato!" esclamò "non riesco nemmeno di venire in soccorso di questo povero bimbo smarrito abbandonato. Il mio aspetto la riempie di terrore, e preferisce piuttosto l'abbandono che la mia presenza!"disse e si gettò a terra piangendo con i singhiozzi.
Ben presto senti come una piccola manina cerca la sua mano. Alzò lo sguardo e vide il bambino dinanzi a se con gli occhi pieni di lacrime. Lei carezzò le guance vellutate del povero Orsetto.
"Orsetto non piangere, non piangere più! Violetta non ha più paura. Violetta vuol bene a povero Orsetto. Orsetto prende la mano di Violetta. Se povero Orsetto piange Violetta bacia povero Orsetto.
Le lacrime di disperazione di Orsetto si trasformarono in lacrime di gioia e tenerezza. Violetta quando lo vide lacrimare ancora, si avvicinò le dolci labbra alle guance vellutate di Orsetto e lo baciò e tra i baci disse:
"Vedi Orsetto, Violetta non ha paura; Violetta bacia Orsetto. Orsetto non mangia Violetta. Violetta viene con Orsetto"
Orsetto avrebbe voluto stringere fra le braccia quella tenera e dolce creatura (bambina) che confisse la sua propria paura per venirgli incontro e voleva dargli tanti baci ma temeva che potrebbe spaventarlo. "Potrebbe pensare che voglio divorarla!" Si accontentò quindi di stringergli la mano e baciarla delicatamente. Violetta lo lasciò fare sorridendo.
"Il piccolo orso è felice/contento? Il piccolo orso vuol bene a Violetta? Povera Violetta! Perduta!"
Orsetto aveva capito che la bimba si chiama Violetta, ma non capiva bene come mai una bimba vestita cosi bene si trovi sola soletta nella foresta.
"Dov'è la tua casa/dove abiti cara Violetta?"
"Là-giù, là-giù, da mamma e da papà"
"Come si chiama il tuo papà?"
"Papà si chiama re e mamma si chiama regina"
Orsetto sempre più sgomento chiese:
"Come mai ti trovi sola soletta nella foresta?"
"Violetta non lo sa! Violetta è salita su l cane grosso. Cane grosso corri per lungo tempo veloce, Violetta stanca, caduta, addormentata.
"E il cane ora dov'è?"
Violetta si girò in tutte le direzioni chiamando "Ami! Ami!" ma alcun cane gli rispose.
"Il cane è andato. Violetta sola soletta"
Orsetto prese la mano di Violetta. Ella gli sorrise.
"Vuoi cara Violetta ch'io vada a cercare la tua mamma?"
"Violetta non restare sola nella foresta. Violetta andare col piccolo orso"
"Allora vieni con me cara piccolina, ti porterò alla mia mamma nella nostra casa"
Violetta e Orsetto partirono per la fattoria. Sulla strada Orsetto coglieva fragoline di bosco e ciliegie per Violetta, che lei invece voleva condividerle con Orsetto. Gli portava con le sue manine le fragoline e le ciliegie in bocca (di lui) dicendo: "Mangia, mangia piccolo orso. Violetta non mangia se Orsetto non mangia. Violetta non vuole che Orsetto sia triste, non far piangere Orsetto." E Lo misurava con attenzione per vedere se era triste o felice.
Era proprio contento Orsetto ora che la sua piccola compagna non solo che non aveva paura di lui ma cercava anche di piacergli. Nei suoi occhi scintillava la vera felicità. La sua voce, sempre cosi carezzevole prese una nota ancora di tenerezza in più. Dopo un mezz'ora di cammino chiese:
"Quindi Violetta non ha più paura di Orsetto?" A mo' di risposta Violetta si buttò fra le sue braccia e lui la abbracciò teneramente "Cara Violetta, ti amerò per sempre. Non dimenticherò mai che sei stato l'unico bambino che non hai esitato di parlarmi, di toccarmi, di abbracciarmi.
Poco dopo giunsero alla masseria. Agnella e Malvarosa stavano sedute alla porta e discutevano. Furono talmente sorprese alla vista di Orsetto che portava per la mano una bella bimba vestita in maniera principesca che nessuna di loro riuscì a proferire parola.
"Cara mammina" disse Orsetto "Guarda, ho trovato questa bimba dolce e affascinante addormentata nella foresta. Ella si chiama Violetta. Vi rassicuro che è talmente gentile/dolce/buona che non ha avuto paura di me, anzi mi ha perfino baciato quando mi ha visto piangere" "Ma perché mai piangevi caro mio figlio?" chiese Agnella
"Perché la piccola bimba aveva paura di me" rispose Orsetto con voce triste e tremante/soffocata
"Ma ora" disse la piccina "Violetta non ha più paura, Violetta prende la mano di Orsetto e gli da fragoline da mangiare.
"Non capisco niente" disse Malvarosa "Orsetto spiegami chi è questa bambina che la porti qua? Perché mai è sola?"
"Non so nemmeno io più di voi" rispose Orsetto "Ho visto questa povera piccina tutta sola dormendo nella foresta. Si è svegliata, ha pianto, mi ha visto, si è spaventata. Gli ho parlato, volevo avvicinarmi, allora urlava più forte, mi dispiacque tanto di non poter nemmeno aiutarla, cosi ho pianto per dolore"
"Non dirlo Orsetto, non dirlo" disse Violetta premendo la sua manina sulla bocca di Orsetto. "Non ti farò piangere mai e poi mai più" e mentre parlava la sua voce divenne tremante e gli occhi gli si riempirono di lacrime.
"Cara bimba" disse Agnella abbracciandola "Tu vorrai bene al mio Orsetto che è cosi sfortunato?"
"Oh, si, Violetta amare tanto Orsetto, Violetta per sempre con Orsetto.
Agnella e Malvarosa fecero un sacco di domande alla piccina. Chiesero dei suoi genitori, del suo villaggio ma non riuscirono a sapere più di quanto Orsetto sapeva già. Il padre della bimba si chiamava re, la madre regina e lei non sapeva spiegare bene come che si trovava da sola nella foresta.
Agnella prese senza pensarci troppo sotto la sua protezione questa povera bimba smarrita; le voleva bene già per il semplice fatto che la piccola sembrava era cosi affezionata a Orsetto e per la felicità che provava Orsetto ora che era ben voluto anche da un'altra persona che non fosse la sua madre o Malvarosa.
Era l'ora della cena e Malvarosa apparecchiava la tavola. Violetta chiese di potersi sedere alla tavola vicino ad Orsetto, era gioviale, chiacchierava e rideva. Orsetto non è stato mai cosi felice. Agnella era contenta. Malvarosa saltava di gioia vedendo che il suo caro Orsetto ha una compagna di gioco. Nella sua gioia per errore fecce cadere un barattolo di panna. Ma venne un gatto che aspettava il suo poasto venne e lecco la panna fino alla ultima goccia.
Dopo la cena Violetta s'addormento sulla sua sedia.
"Non abbiamo un lettino per lei" disse Agnella "Dove possiamo metterla a dormire?"
"Cara mamina, mettetela per favore nel mio letto" disse Orsetto "Io dormirò cosi bene anche nella stalla"
Agnella e Malvarosa non vollero sentir nemmeno, ma Orsetto insistete cosi tanto di poter fare questo piccolo sacrificio che alla fine gli concessero. Quindi Malvarosa portò la piccola Violetta nel letto di Orsetto vicino al letto di Agnella, la svestì curando di non svegliarla e la mise a dormire. Orsetto si coricò nella stalla sul fieno, e crollo in un dolce e contento sonno.
Quando Malvarosa tornò nella sala trovò Agnella preoccupata e pensierosa.
"Che pensieri vi appesantiscono cara mia regina?" chiese Malvarosa "I vostri occhi sono mesti, le vostre labbra non sorridono più! E io che sono venuta a farvi vedere il braccialetto della piccina. C'è un medaglione che dovrebbe aprirsi ma io non ci riesco. Magari troviamo dentro una foto o un nome"
"Dami cara qua sto bel braccialetto. Forse mi aiuterà a trovare qualche somiglianza visto che i miei ricordi sono vaghi/confusi, invano mi sforzo a vederceli più distintamente"
Agnella prese il medaglione, la girò da tutte le parti ma non fu più brava di Malvarosa, non riuscì ad aprirla. Rinunciò e ridiede il braccialetto a Malvarosa. In quell'istante nel bel mezzo della stanza apparve una donna che splendeva come un sole. Il suo viso era di un bianco candido, i suoi capelli sembravano fili d'oro., una corona di stelle scintillanti cingevano la sua fronte; era di statura media, la sua intera persona sembrava trasparente(diafana) era talmente leggera(lieve) e luminosa, la sua trena svolazzante era coperta di stelle simili a quelle che portava sulla corona. Il suo sguardo era dolce, sorrideva con malizia ma con bontà.
"Signora" si volse verso la regina "Io sono la fata Giocosa, la protettrice del suo figlio e della piccola principessa che egli ha trovato sta mattina nella foresta. La bambina è tuo nipotina, figlia del tuo cognato Indolente e di Nonchalance (Menefrega). Dopo la tua fuga il Re Feroce è riuscito a ucciderli. Loro non pensavano a difendersi da lui in quanto passavano la giornata dormendo, mangiando e ristorandosi. Purtroppo non sono riuscita ad impedire il crimine giacché ero presente alla nascita di un principe i cui genitori che si trovano sotto la mia protezione. Per fortuna sono arrivata ancora in tempo per salvare la piccola principessa Violetta, unica figlia del Principe Pigrone e Principessa Menefrega., e il loro unico erede. Lei stava giocando nel giardino. Il re Feroce la cercava per ammazzarla. Io ho fatta salire in groppa del mio cane Ami, a chi avevo ordinato di portarla e lasciarla nella foresta dove il tuo figlio l'aveva trovata. Tacete/nascondete davanti a loro, tutti i due le loro origini, non fate vedere a Violetta i braccialetti dove sono rinchiusi i porteti dei loro genitori, né il suo vestito principesco che ho cambiato in un vestito più adatto alla vita che vivrà. Ecco qui una cassa di pietre preziose. Questa è la felicità/la dote? di Violetta ma dovete nasconderla a tutti i due e non aprirlo solo dopo che è stata perduta e poi ritrovata.
"Eseguirò alla lettera i suoi ordini Signora" disse Agnella, " ma permettetemi di chiedervi se il mio Orsetto deve ancora per lungo tempo tenere le sembianze di un orso?"
"Pazienza! Proteggo Lei, lui, Violetta, voi tutti. Ti permetto ora di dire a Orsetto di dirgli dalla possibilità di cambiare pelle con una persona che lo amerà abbastanza per accettare questo sacrificio. Ricordatevi che nessuno deve capire le origini reali di Orsetto e di Violetta. Malvarosa è l'unica che grazie alla sua magnanimità ha meritato di conoscere questo segreto. Potete sempre avere fiducia in lei. Adio/a presto Regina. Fidati della mia protezione. Ecco qua un anello, fin quanto lo tieni sul tuo mignolo. Fin quanto lo porterai non ti mancherà nulla. La fata fece un segno di saluto, mutò in usignolo e spiccò in volo cinguettando felicemente.
Agnella e Malvarosa si scambiarono uno sguardo. Agnella sospirò, Malvarosa sorrise.
"Nascondiamo questa cassa cara mia regina, e anche i vestiti della principessa. Vado a vedere che vestiti ha preparato la fata per Violetta per l'indomani. " disse e si affrettò ad aprire l'armadio. L'armadio era davvero pieno di vari vestiti di lino e di calzature comodissime. Malvarosa guardò tutto, passò in rassegna tutto ed approvò tutto. Poi aiutò Agnella a preparare il letto /a svestirsi(?) e si coricarono.
L'incubo (il sogno)
All'indomani fu Orsetto che si svegliò per primo, giacché la mucca muggiva accanto a lui. Egli si stropiccio gli occhi, si guardo intorno chiedendosi perché mai ha dormito nella stalla. Quando si ricordò degli eventi della sera precedente saltò giù dal suo mucchio di fieno e corse verso la fontana per lavarsi.
lunedì 21 settembre 2015
PICCOLO RE NICOLO' -fiaba popolare ungherese-
C’era una volta un re.
Egli aveva tre figlie. Ogni giorno andavano a fare una passeggiata nel bosco.
Un giorno, mentre passeggiavano, arrivò una nuvola nera che disse:
“O, re! Dammi la tua figlia più grande, altrimenti io porterò via il sole.”
Il re non gliela diede, e la nuvola portò via il sole.
Il secondo giorno, mentre facevano la loro passeggiata, arrivò una nuvola nera che disse:
“Re! Dammi la tua seconda figlia! Se non mi obbedirai, porterò via la luna.”
Il re non gliela diede. La nuvola portò via la luna.
Rimasero solo le stelle sulla volta celeste.
Il terzo giorno, il re andò a passeggiare con le sue figlie.
“Re! Dammi la tua figlia più piccola. Se non obbedirai, porterò via le stelle.”
Il re non gliela diede. La nuvola portò via le stelle.
Calò il buio sull'intero regno.
Un giorno le guardie sentirono Piccolo Re Nicolò dire al suo fratellino:
“Io riporterei il sole, la luna e le stelle, se il re mi desse la metà del regno per regnare e la sua figlia più piccola come sposa.”
Le guardie lo portarono dal re. Il re disse:
“Se non fai ciò che hai promesso, ti taglierò la testa!”
Piccolo Re Nicolò non si spaventò.
“Mi dia Sua Altezza una spada e io partirò immediatamente.”
Partì. Attraversò sette regni e sette mari finché arrivò alla foresta d’argento.
Là c’era un ponte d’argento. Egli colpì il ponte con la spada e cadde un pezzo. Si nascose sotto il ponte con la spada sguainata.
Arrivò un drago con tre teste, che volle passare il ponte. Il suo cavallo inciampò:
“Maledetto! Da tre anni facciamo questa strada e non sei mai inciampato, cosa ti è successo?”
Il cavallo rispose:
“Sconfiggere acqua e fuoco dobbiamo, oggi periamo!”
Il drago disse:
“Esci fuori, Piccolo Re Nicolò, perché già quando tu eri grande quanto un chicco di grano, sapevo che ci saremmo dovuti misurare!”
“Con che armi ci misuriamo?”
“Con le spade, come veri cavalieri!”
Incrociarono le spade. Lottarono e si colpirono a lungo, finché Piccolo Re Nicolò tagliò due teste del drago. Il drago disse:
“Lasciami almeno questa testa, ti dono le stelle!”
“Dove sono?”
“Sotto la sella del destriero!”
Piccolo Re Nicolò prese le stelle, tagliò l’ultima testa del drago e proseguì la sua strada.
Camminò a lungo finché giunse alla foresta d’oro. Là sopra il ruscello c’era un ponte d’oro. Egli colpì il ponte con la spada e si staccarono due traverse. Si nascose sotto il ponte con la spada sguainata.
Arrivò il drago con sette teste. Le sue gole sputavano fuoco. Volle attraversare il ponte. Il suo cavallo inciampò:
“Maledetto! Da sette anni facciamo questa strada e non sei mai inciampato, cosa ti è successo?”
Il cavallo rispose:
“È arrivata la nostra ora, padrone, per tutti e due!”
Il drago disse:
“Vieni, Piccolo Re Nicolò, perché già quando tu eri grande quanto un chicco di grano, sapevo che ci saremmo dovuti misurare!”
“Con che armi ci misuriamo?”, chiese Piccolo Re Nicolò.
“Con le spade, come i veri cavalieri!”
Incrociarono le spade. Lottarono e si colpirono a lungo, finché Piccolo Re Nicolò riuscì a tagliare sei teste del drago. Il drago disse:
“Lasciami almeno questa testa, ti dono la luna!”
“Dov’è?”
“Sotto la sella del destriero!”
Piccolo Re Nicolò prese la luna, tagliò l’ultima testa del drago e proseguì la sua strada.
Camminò a lungo finché arrivò alla foresta di diamante. Sopra il ruscello passava un ponte di diamante. Egli colpì il ponte con la spada e caddero tre pezzi. Si nascose sotto il ponte con la spada sguainata.
Arrivò il drago con dodici teste. Le sue gole sputavano fuoco. Volle passare il ponte. Il suo cavallo inciampò:
“Maledetto! Da dodici anni facciamo questa strada e non sei mai inciampato, cosa ti è successo?”
Il cavallo rispose:
“È venuta la nostra ora, padrone!”
Il drago disse:
“Esci fuori, Piccolo Re Nicolò, perché già quando tu eri grande quanto un chicco di grano, sapevo che ci saremmo dovuti misurare!”
“Con che armi ci misuriamo?”, chiese Piccolo Re Nicolò.
“Con le spade, come i veri cavalieri!”
Incrociarono le spade. Lottarono e si colpirono a lungo, finché Piccolo Re Nicolò tagliò undici teste del drago. Il drago disse:
“Lasciami almeno questa testa, ti dono il sole!”
“Dov’è?”
“Sotto la sella del destriero!”
Questo cavallo aveva solo tre zampe, ma correva più veloce degli altri cavalli con quattro zampe.
Piccolo Re Nicolò mise le stelle e la luna accanto al sole. Salì sul destriero, con la spada tagliò l’ultima testa del drago e partì verso casa.
Mentre riposava sotto un albero, sentì una voce che gli chiese:
“Piccolo Re Nicolò, pensi forse che il sole, la luna e le stelle siano tue?”
Egli vide sull’albero un nanetto con la barba lunga. Volle salire sull’albero per prenderlo, ma il nano fu più furbo: con un balzo fu sul cavallo e se ne andò.
Piccolo Re Nicolò camminò a lungo sulle sue tracce. Incontrò un uomo che piangeva.
“Perché piangi?”, chiese.
“Perché ho la vista lunga e vedo tutto d’un colpo d’occhio, così non ho più niente da vedere.”
“Orsù, vieni con me!”
Camminarono a lungo. Incontrarono un altro uomo. Piangeva pure lui.
“Perché piangi?”, chiesero.
“Perché con un solo passo riesco ad attraversare il mondo, così non ho più dove andare.”
“Orsù, vieni con me!”
Camminarono a lungo finché arrivarono alla casetta del nano. Lo cercarono, ma dentro c’erano solo un lettino, un tavolino e un armadietto. Il nano non lo trovarono.
“Guarda un po’…”, disse Piccolo Re Nicolò a Lunga Vista, “Non vedi da qualche parte quel nano?”
“E come no, sta su un albero in un’isola mezzo al mare.”
“Passo Lungo, fai un passo, ti prego, e portalo da me.”
Lo portarono da Piccolo Re Nicolò, che gli tolse il sole, la luna e le stelle. Mise subito in cielo le stelle perché illuminassero la notte, poi partì accompagnato dai tre uomini verso casa. Più tardi mise in cielo anche la luna. Quando ormai mancava poco alla meta, mise in cielo il sole affinché potesse arrivare il giorno.
Al castello li aspettavano con grandi onori. Fecero magnifici festeggiamenti. I tre giovani sposarono le tre principesse e tutti vissero felici e contenti.
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