martedì 20 novembre 2018

Lifelong learning

Stavo sfogliando il piano di formazione docenti scritto da MIUR per il triennio 2016-2019, pensando che potrei forse essere penalizzata che da 2009 non ho conseguito alcun diploma, nessun certificato.

Poi ho ripensato, non come se non fosse vero. Spero insegnerò Filosofia e Pedagogia, in una cultura europea che parla di multiculturalismo e di integrazione dei disabili. Queste problematiche io le dovro discutere anche con i miei alunni, all'antropologia, alla pedagogia , alla pedagogia oggi.
Ma vediamo un po' quanto ho maturato io su questi argomenti in questi 10 anni.

Sono immigrata, so quanto ci si è sensibili come immigrati a chiunque parla male del tuo paese, quanto sei esposto alla xenofobia e ti senti non protetta, quanto è difficile a volte essere in regola con i documenti quando la burocrazia ti chiede il documento a per avere b e il b per avere a. Lo so che essere stranieri è una situazione di allerta.
Ma lo so che la maestra di scuola materna del mio figlio mi ha fatto subito sentire riconoscente all'Italia per una cosa, apparentemente banale che mi ha invitato a fare biscottini ungheresi con i bambini della scuola. E questi biscotti, più due panini uno arabo uno libanese furono il regalo che ogni bambino l'ha ricevuto per la vacanza di Natale. So inoltre che una volta i bambini hanno imparato balli caraibici da una mamma domenicana e altra volta hanno vestito qualche vestiti colorati.
Questa si chiama integrazione, a scuola materna certo. Al liceo proveremo a parlare dei valori, studiosi, poeti, realizzazioni ddel paese di ogni bambino, della cultura del'ogni bambino. Nel mio caso sono ancor più complicate le cose, perché faccio parte dalla minoranza ungherese dalla Romania che Romania ha ereditato dalla frantumazione dell'Ungheria al Trattato di Parigi. La mia citta era ungherese, oggi e sulla frontiera rumena. I rumeni non sono cosi magnanimi con le minoranze come sono le maestre, le insegnanti italiane. Malgrado noi là non siamo immigrati o forse proprio per quello, insomma il rapporto con le minoranze è più teso al livello ufficiale di quanto lo è qui dove almeno nell'insegnamento c'è una grande tendenza all'integrazione. Si integra in lingua italiana questo è ovvio. Si impara ad amare ciò che ha reso grande e soprattutto bella Italia. La capitale di un Impero deve poter integrare tutti i suoi popoli. Come vedete c'ho pensato molto, tantissimo sui problemi di multiculturalismo.

Il problema della disabilitò, integrazione scolastica.
Mio figlio dodicenne è nato con la trisomia venutno, è un bellissimo e bravissimo bambino. Ogni civetta fa le ldi al suo cucciolo, ovvio alla sua nascita ero devastata dalla notizia, ma ero decissa di amarlo ancora di più. Diciamo mi sono informata, la legge 104/95 ci è crollato addosso, ci offre parcheggio gratuito ma certo soprattutto da possibilità a Franci di sentirsi un bimbo come tutti gli altri. In Italia già nei anni 70 hanno iniziato a smantellare gli istituti speciali che spesso provocavano solo segregazione. La scuola laica ha fatto molto per integrare i disabili. Certo c'è ancora chi pensa che hanno bisogno di compassione, l'ho fanno con buona intenzione ma sbagliano.
Mia sorella insegna a una scuola speciale in Romania, là i bambini non sono ancora integrati e forse non lo saranno mai. Forse a volte fanno più facilmente amicizie tra di loro, mentre Franci non. I bambini lo amano ma amico streto stretto non ha. I bambini disabili anno bisogno di imparare a usare le loro capacità residue e valorizzarle, devono credere che la vita vale la pensa essere vissuta fin quando si vive.

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