domenica 3 maggio 2015

Puiu (dalle Fiabe di Carmen Sylva)



PUIU 

La terra era una magnifica donna e avea dato alla luce molti figli e figlie tutti sani e forti. Ella pensò di renderli felici e donò a ciascuno di loro un magnifico giardino e uno speciale linguaggio. I più grandi ebbero i giardini più caldi e lussureggianti, ombreggiati di palme, dove il sole splendeva sempre; ma nascevano sempre nuovi figliuoli e il terreno tra loro diviso doveva stendersi sempre di più verso l’ovest e verso il nord, dove il sole non splendeva così tanto e dove bisognava coltivare la terra con maggior attenzione.
Alcuni ebbero giardini sulle montagne, altri sugli eterni ghiacci, altri nelle isole in mezzo al mare. Non tutti erano contenti. Inoltre, siccome la misteriosa madre ebbe donato a ciascuno uno speciale linguaggio, accadde che le sorelle non sempre si capissero tra di loro. Perciò spesso ne seguirono contese e guerre e frequentemente sul seno materno si vide scorrere il sangue dei propri figli.
La Terra, infine, diede alla luce un’incantevole figliuola, con grandi occhi scuri, ombrati da lunghe ciglia nere. Una foresta ondeggiante erano i suoi neri capelli, aveva una fila di perle tra le labbra fresche, un corpo cosi delicato da farlo passare per un anello e piccoli piedini sui quali andava danzando come se non toccasse il suolo.
A questa figliuola, la più giovane di tutte, ella volle riservare la parte più incantevole.
Tra le vaste terre possedute e protette dei potenti fratelli, ella ebbe un piccolo giardino meraviglioso, circondato da monti e laghi, bagnato da un fiume riscaldato dal sole, fecondato dalla pioggia, rinfrescato dalla neve, con rapidi torrenti, verdi campi e ridenti vigneti.
Inoltre, sua madre le donò un linguaggio dolce e sonoro, come un canto. Quando la lieta Puiu adornava i suoi riccioli con fiori rossi, il cielo e la terra danzavano cantando, il sole e i campi se ne rallegravano, e ogni cosa cresceva e fioriva spontanea, sotto il passo della sorridente regina, senza che ella avesse bisogno di affaticare le sue piccole mani.
Ma i figli e le figlie maggiori guardavano con invidia la bella Puiu, siccome era la prediletta della madre Terra. Abituata a preoccuparsi solo del bene degli altri, Madre Terra non pensò che i suoi figli, vivendo in una continua discordia, non sarebbero mai stati buoni protettori per la delicata Puiu. Essi erano così selvaggi ed irragionevoli, che, quando la loro giovane sorella ebbe finito di coltivare il giardino, quei brutali fratelli, andarono lì a rubare fiori e frutti, o perfino a fare le loro guerre, cosi che il giardino di Puiu, situato in mezzo a loro, serviva come campo di battaglia e ne era orribilmente calpestato e devastato.
Puiu tentava di respingere i fratelli, ma veniva sempre sconfitta nella lotta. Poi altri, non chiamati, venivano in suo aiuto, prolungavano la lotta e prendevano alla sorella una parte del giardino “In quanto”, dicevano, ”lei era troppo debole per coltivarlo tutto”.
Infine uno dei fratelli l’atterrò, la mise in catene e le ordinò di consegnargli la miglior parte del suo giardino.
La bella Puiu, prigioniera, sognando di salvarsi, cantava in maniera cosi struggente che il cuore della madre Terra ne soffriva dal profondo.
D’allora in poi si occupò con noncuranza e superficialità del suo giardino, ma finì che fu sgridata e pestata dai suoi fratelli, dopo che era già stata fatta schiava. Ella così divenne spettatrice rassegnata delle lotte dei suoi fratelli nel suo giardino. Nessuno si curava più di lei e quelli che avevano promesso di ridarle la libertà, la lasciavano prigioniera come prima.
Un giorno lei si sdraiò sui fiori e s’addormentò. Aveva messo le braccia sotto il capo, così dormiva con la testa sulle sue catene, le sue lunghe ciglia erano bagnate di lacrime e di quando in quando dalle sue labbra si faceva sentire un sospiro che, con la fragranza dei fiori, si disperdeva nell’aria scintillante.
Allora, per prima piano come un soffio di vento, poi sempre più forte, come un tuono rotolante, s’udì dal grembo della terra la voce della Madre.
“Puiu”, disse la voce materna, “Non disperare! Ascoltami con attenzione e impara. Nel silenzio della notte tu pian pianino devi limare le tue catene, ma in tal modo devi procedere che nessuno si accorga, fin quando io ti farò segno che puoi lasciarle cadere”
Per qualche lunga notte Puiu limò con destrezza e vigore. Malgrado le catene erano solide e ben fatte, ella seppe fare questo lavoro così che nessuno se ne accorse; solamente una volta un fratello la sorprese che stava limando e la legò nuovamente con le catene.
Finalmente il lavoro fu portato a buon fine. Puiu stava su una roccia e aspettava la voce della madre che tardava a farsi udire, così che Puiu batteva i piccoli piedi con impazienza e affondava i denti, come perle, nelle lucide trecce nere.
Ella non si era ancora scordata di com’era la libertà e fremeva dal desiderio di riacquistarla .
Avvenne una nuova contesa tra i fratelli: uno dei fratelli usò il suo giardino come campo di battaglia per sconfiggere l’altro, ma quel che rese schiava Puiu attese a piè fermo l’urto e s’ingaggiò una terribile lotta tra lui e l’assalitore che fu quindi sul punto di soccombere. Puiu, in piedi, guardava, poi levò le braccia in modo da far risuonare leggermente le catene. Nello stesso momento si udì dal profondo la voce tuonante della madre terra:
“E arrivato il tempo!”
Quindi la fanciulla liberò le sue belle braccia, scuotendole con un grido di gioia.
Le catene caddero ed ella con una forza giammai supposta strappò una roccia e la scagliò lontano, rompendo le membra del fratello che l’aveva resa cosi sventurata.
Poi diritta, in tutto il suo splendore, avvolta nei raggi di sole, guardò le catene che giacevano ai suoi piedi. Guardò il fratello punito e guardò il suo giardino che finalmente era nuovamente suo e sorrise. La Terra fremette di gioia fin nelle sue più profonde viscere e dal mare il vento portò alla ragazza le carezze della madre, giocando con i capelli di lei e cantando con la voce della foresta fremente un canto di gioia.
I fratelli e le sorelle erano sgomenti, pietrificati, non volevano credere che la piccola e disprezzata Puiu avesse scagliato da sola una simile roccia. I più non nascondevano il loro malcontento e cominciarono ad insultarla.
“Tu! Tu! Cosa hai fatto al mio fratello prediletto? Tu! Hai rovinato il piacere di una così bella lotta! Perché non potevi rimanere a guardare in disparte come prima?”
Puiu restò in silenzio e si tastò le braccia che le catene avevano stretto per tanto tempo.
I suoi fratelli non erano affatto contenti del suo risveglio. Il vincitore della battaglia prese una parte del suo giardino e disse:
“Quindi non l’hai coltivato!”
Il fratello sconfitto diede a lei una parte del suo giardino e disse:
“Io non ho potuto fare nulla, provaci tu!”
Poi tutti cominciarono ad immischiarsi nella coltura del giardino di lei, a biasimare questo o quello, pretendendo ch’ella coltivasse diversamente.
“Ma cosa v’importa del mio giardino?!”
Ma i fratelli l’afferrarono per le due braccia, portandola da un’aiuola ad altra, da un viale ad altro, costringendola a coltivare ciò che loro le imponevano e nient’altro.
Forse aggrottò cupamente la fronte, forse aveva degli occhi pieni di lacrime per la rabbia, niente serviva a nulla; i suoi fratelli più forti volevano piegare il suo orgoglio, la strinsero brutalmente con le loro mani di ferro, facendo risuonare i loro speroni e minacciarono di rimetterle le catene.
Quando fu adempito il noioso compito, Puiu poté muoversi liberamente, scappò nella montagna, dove nessuno poteva vederla e si gettò a terra piangendo.
“Oh madre, madre!”, esclamò ella, “quanto sei stata crudele con me! Mi hai dato un cuore ardente, pensieri elevati e un delizioso giardino, ma solo deboli capacità di difendermi. Vergogna e umiliazione saranno la mia sorte. Se tanto volevi lasciarmi morire perché mi creasti?
Allora dalle profondità risuonò grave e potente la risposta:
“Forse non ti ho protetta io fino adesso? Tu credi davvero che invano ti dessi una straordinaria bellezza, un linguaggio così dolce e dei pensieri così elevati? Vivrai e prospererai piena di forza e dignità e l’intero mondo incanterai con l’abbondanza dei tuoi frutti.
Allora Puiu si alzò dalla terra, guardò lontano e nei suoi occhi pieni di sogni si rispecchiava un grande avvenire.


La sua Maesta aveva presentato per la prima volta questa fiaba allegorica il 1884 all'Accademia della Romania quando ne divenne membra onoraria
L'edizione inglese dice che la fiaba faceva parte del volume Book of Beauty- Era King VII

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