martedì 18 giugno 2013

Il senso metafisico del desiderio dell'immortalità


Relazione presentata alla Conferenza Metafisica nel terzo millenio a Roma il 2003


LA SIGNIFICATION MÉTAPHISIQUE DU DÉSIR DE L’IMMORTALITÉ
TESZLER LUCIA ANGELA,
Oradea, Romania

Resumé:

Nous allons analyser certains aspects concernant le desir, tel le desir de l’immortalité, tenant compte des aspects soteriologiques. Le desir de l’immortalité ne peut pas etre tranqillé par une promission d’une survivance impersonel . Le desir d’immortalité est le désir du salut de notre identité personnelle y compris nos souvenirs, nos reves, nos liens affectifs, alors notre temporalité dans un état permanent de quiété.
L’aspiration á l’immortalité est une une constant de l’éspirit humain. Elle se manifeste sous les multiple visage du désir, car tout désir est un désir de l’immortalité. Il serait facile si notre ame seul, issue du ciel aspirait á l’immortalité. Mais quand la douleur, la maladie rapellent á notre corps qu’il est éphémere ou quand certaines formes du plaisir nous rend l’illusion d’ omnipotence, c’est alors quand le désir de l’immortalité devient acharné.
Le desir, la passion, et surtout l’amour est une recherche désespérée pour justifier sa propre existence. Et cette justification on l’attend de la part de l’Autrui ( homme ou Dieu, en tout cas une Exteriorité). Ce n’est que le regard et le désir de l’autrui qui donnent sens á son existence.
Le desir métaphisique c’est l’attraction vers l’existence de ceux qui sont. C’est grace á désir qu’il y a plutot quelque chose que le Rien, autant que l’aspirations vers le Rien est aussi une forme du recherche de l’immortalité.
L’Occident (le monde greco-romain et celui chrétien) et l’Orient ( le buddhisme et le hindouisme ont attitude differente devant le desir, mais dans tout les deux situation l’attitude vers le desir est le clé métaphisique du salut. Le témoignage de ces passions avec tout les souffrances d’une part le renoncemment aux desirs,l a cause du souffrance universelle, d’autre coté -voici la voie vers l’accomplissement..
Les désirs créent des mondes possibles, tout désir ouvre un possible avenir. La force de ces désires continue le cycle de la vie et de la souffrance, dans la philosophie hindoue. Dans la philosophie Occidentale, au moins chez Leibniz et Heidegger la tautologie du reél donne naissance aux regrets et meme a une sentiment du peché, la peché de perdre milles possibilité en choisissant une seule. C1est une peche lié á notre temporalité. La totalité á laquelle on aspire est l’accomplissement simultan de tout les mondes possible qui ont jamais existé, dans la conscience divine ( et non pas seulement de celle du meilleur monde possible) et le meme temps est le témoignage de toutes les existence possible, tel que Borges le voit par El Aleph ou tel que Rembrant se transpose en tout sortes des personages dans ses autoportraits.

Parlerò sull’immortalità, sulle significazioni soteriologiche del Desiderio come desiderio di immortalità. Non affrontiamo il problema ontologico dell Immortalità, sostengo che non possiamo parlarne. Analiziamo invece le varie forme e speculazioni sull Desiderio dell’Imortalità, un Desiderio che ci conduce nell nucleo dell autocomprensione umana
Prendo come punto di partenza l’idea dell’alienazione cioè l’idea che ci sentiamo in questo mondo come degli stranieri e del sentimento di angoscia esistenziale che ci assale a causa di ciò.
Grazie alle nostre cure, alle preoccupazioni quotidiane viviamo nella "Dimenticanza", dimentichiamo che siamo stranieri, che questa non è la nostra vita originaria, non è la vita per la quale siamo stati creati.
Non possiamo capire la ragione della morte e non siamo in pace per il fatto che siamo limitati.
Come se all’inizio quando ebbe origine il genere umano ci fu dato l’immortalità e l’eterna giovinezza ed esse erano nostre nella Vera Vita.
La religione e le credenzze religiose mettono questa epoca della Vera Vita in un Tempo Sacro delle Origini, in illo tempore, allora, avevamo una condizione che abbiamo perduta a causa di una nostra colpa.
La ricerca dell’immortalità, la rivolta contro la morte ed il desiderio di rivivere la situazione originaria di beatitudine è una ricerca constante dello spirito umano.
Questa ricerca può avere numerose facce.
Alcuni cercano di prolungare la vita fin tanto che è possibile. Per cui quanto grazie alla medicina moderna possiamo godere di un allungamento della vita accanto ai nostri cari consideriamo questo naturalmente un bene.
Ma prolungare all’infinito la vita non ne toglie la fragilità, e con la fragilità, quando qualsiasi evento può distruggere la nostra vita, non è possibile l’immortalità. Poi vedremo come questa fragilita sarà essenziale per conservare il valore della vita.
Alcuni arrivano ad usare le tecniche dell’ibernazione o come gli Egizi l’imbalsamazione per tentare di ottenere una temporalità infinita, ma possiamo considerare questo stare, una vita?!
Borges ha scritto una novella che si intitola l’Immortale. In questa novella un soldato romano sente dire che c’e un luogo nel mondo, nel quale c’e un ruscello che rende immortali. Stanco e spossato dalla ricerca, beve dell’acqua sporca di un ruscello e vede che non invecchia e non muore più.
Poi scopre una città che crede la città degli immortali. Ma è una città completamente assurda, con una geometria assurda, simbolo dell’assurdità di una ricerca dell’immortalità come prolungamento all’infinito della vita. Gli immortali dopo essere vissuti nella meravigliosa città di cui la leggenda parla, la distrussero, erigendo sulle sue rovine questa parodia, e ne uscirono. Loro vivono esteriormente una vita semibestiale ma è una vita di puro pensiero.
Dopo dieci secoli decidono di cercare il fiume che toglie l’immortalità. Perchè l’immortalità in questo modo non ha senso. Anzi conduce a perdere il significato di tutta la vita
Male e bene, genio e stupidità, meriti e infamie nella prospettiva di un tempo infinito si annullano a vicenda, nulla più ha valore, ogni uomo è tutti gli uomini. Tutto viene a noia.
Solo con la morte esiste qualcosa che ha un certo valore. Nulla se non la morte, la fragilita della vita rende preziosa la vita degli uomini: "ogni atto che compiono può essere l'ultimo, non c'è volto che non sia sul punto di cancellarsi come il volto di un sogno".
Questo desiderio di immortalità come un semplice prolungamento della vita non soddisfa il nostro desiderio di Vita. Perchè questa vita senza fragilità, senza l'irripetibile unicità dei momenti che non tornerano mai più, ma che danno senso e bellezza alla nostra esistenza, non è degna di essere vissuta.
La temporalità infinita ed uguale, dove non c’e piu nessun cambiamento non soddisfa il nostro desiderio verso l’Assoluto desiderio di felicità, perchè la vita immortale, la vita eterna si transforma in uno Inferno statico e improduttivo un vero simbolo della morte.
L’angoscia prima della morte sale dentro di noi quando incontriamo la morte dell’Altro, perchè l’altro è quello che da significazione a noi Stessi. Possiamo accettare piu facilmente la nostra morte che quella di qualcuno che amiamo. Non possiamo immaginare che quelli che ci sono cari un giorno vadano via per sempre e non rimanga più niente di loro.
Insomma ci sembra senza ragione che la forza che ha potuto dare vita o il senso alla nostra vita possa morire. In questo senso la morte sembra essere un paradosso logico. Potrebbe essere questa una ragione sufficiente per la credenza in un'anima personale, eterna.
Ma se soltanto la nostra anima eterna venuta dal cielo bramasse l’immortalità, come la sua casa, allora l’idea della morte sarebbe facile da sopportare. Ma quando il dolore, la malattia ci ricordano i nostri limiti o qualche piacere dei nostri sensi ci dà il sentimento di onnipotenza e poi svanisce, allora deviene piu doloroso il desiderio dell’immortalità. Così emerge il nostro corpo come quello che desidera l’immortalità. Cioè pare inaccetabile per l’economia dell’Essere che la sensibilità della materia, costruita sulla corporeità, che appare come un livello superiore di esistenza sia solamente un accidente.
E considerando la morte dei nostri cari, l’immortalità della loro anima, la loro transformazione in un angelo non riesce a consolarci. Quando quelli che amiamo muoiono ci manca il loro sguardo, il loro tocco, il loro abbraccio, il loro corporalità e non siamo più tranquilli anche se pensiamo che la loro anima è eterna. Perchè se una volta i loro sguardi, gli abbracci, i sorrisi hanno dato senso alla nostra vita questo significa che loro anima aveva una forza creatrice divina, e come possiamo considerare che questa forza creatrice divina possa scomparire ?
Un'altra speculazione sull’immortalità è la credenzza nella reincarnazzione; la credenza che alla morte ogni creatura si incarni in un altro corpo.
Nella reincarnazione credevano i celti , è una credenza che appare in diversi miti greci, e sicuramente strutturale nel buddhismo e nell’induismo.
Ma quello che resta della nostra vita nell’altra vita e tanto lontana da ciò che da senso alla nostra vita; Dopo che la nostra anima attraversa il fiume Lethe non resta niente di noi, per Homer quello che resta è soltanto un’ombra, nella religione tibetana dell’anima che attraversa i Bardi non resta piu niente di personale.
Il desiderio dell’immortalità è il desiderio di conservare quello che è significativo per la nostra vita, i propri ricordi e i propri sogni, il proprio passato ed il propro futuro.
Una immagine contemporanea e scientifica sull’Immortalità è quella del gene egoista, anche se offre la stessa mancanza di significazione per la nostra vita personale.
Il gene sarebbe “la parte immortale di ogni essere vivente” Gli uomini sono soltanto ustensili per replicare l’informazione genetica. Per questa teoria ciò che sopravvive è il gene. Se l’individuo muore non è importante.
Una altra speculazione genetica sorge dal fatto che una decisione della natura fu quella di scegliere la sessualita invece della riproduzione per divisione. Ma scegliendo ciò la natura rinunciò ad una forma di immortalità, quella dell'infinita replicazione dell'uguale "gene".
E’ tutto come nel poema del Lucifero di Eminesco dove un essere immortale vuole rinunciare al privilegio dell’immortalità per un’ora di amore con una mortale, quasi che l’amore sia un'essenza dotata di una ricchezza e di una importanza tale da rivaleggiare con l’immortalità.
Ma l’amore, il dimenticare il nostro io per una Altra persona, cosa ha di più dell’immortalità, o cosa ha in comune l’amore con il desiderio dell’ immortalità ?

Già per Platone, l’Amore ricorda all'anima la sua Immortalità. L'amore platonico è "delirio divino", trasporto dell'anima, follia e suprema ragione. L'amore è la via che sale per gradi d'estasi verso l'origine unica di tutto ciò che esiste, lontano dai corpi e dalla materia, lontano da ciò che divide e distingue, oltre l'infelicità d'esser se stessi e d'esser due nell'amore stesso. Ma l’Amore è forte a causa della sua fragilita, è ricco a causa della sua poverta, è Amore perchè è una aspirazione che viene da un essere imperfetto che si slancia verso la perfezione
Nel cristianesimo , questo Desiderio incontra il desiderio dell'Altro, il desiderio del Dio . Questo Suo Desiderio ci chiama all'esistenza.
All’inizio c’era il Desiderio. Il Desiderio ha chiamato Dio ed il Desiderio era Dio ; E' il Desiderio che ha chiamato l’Altro n ell’Esistenza e il Suo desiderio che crea lo Stesso continuamente.
Il desiderio è sempre il desiderio di uscire da Se Stesso fino all’Altro, c’e il desiderio di transcendere I propri limiti per trovare la propria giustificazione in un altro sguardo, nell'attenzione dell’Altro. Esisto davvero soltanto quando sono vista, amata e desiderata. Nell’altro caso la mia esistenza non ha nessun senso, nessuna profondità.
Perciò tutti i gran cammini verso la salvezza hanno nel loro centro i desideri e la passione, sia quelli che si basano sulla rinuncia ai desideri sia quelli vissuti nella loro pienezza. Lo vediamo seguito.
La cultura europea/Occidentale e la cultura Orientale hanno attitudini divergenti verso il desiderio. Ma in entrambi il Desiderio, Le nostre attitudini verso I nostri desideri reppresentano la chiave metafisica della salvezza.
Il mondo è una illusione, dice la religione induista, è una illusione perchè è passeggera, è temporale. Il tempo annebbia e distrugge tutto, ed al di la del divenire, al di la dell'affascinamento continuo non c’e che il Niente Eterno nel cui sogno c'è Il Mondo. Anche la nostra Identità è solo un punto di coagulo della corrente della vita che dura solo quanto una vita umana, neanche un attimo dal punto di vista dell’eternità. Il mondo non è che il sogno di Nonessere. Ma noi crediamo che è reale, anzi eterno, ci attacchiamo agli altri, ai nostri ricordi, ai nostri sogni, alla nostra temporalità, e poi soffriamo. E questo mondo illusorio si regenera a causa dei nostri desideri e delle nostre sofferenze. L’uomo a causa dell'intelletto non purificato considera il suo Sé Assoluto come l'autore delle azioni . Ma lui e solo lo strumento d'azione, è pieno d'attaccamento, pieno di desiderio per i frutti dell'azione. Dobbiamo agire abbandonando l'attacamento (ad esse) e il desiderio per i frutti delle nostre azioni, dobbiamo rinunciare a tutte le azioni fatte con desiderio o almeno ai frutti delle azioni dice BhagavadGita.
Nell’ascetismo, nella rinuncia ai desideri riconosciamo il carattere illusorio del mondo, riusciamo ad uscire dal velo di Illusione cosmica di Maya e usciamo dall’Ignoranza e siamo liberi. I desideri sono ostacoli nel nostro cammino fino alla liberta, fino all’assoluto fino al Nirvana Eterno "del Niente" la sola eternità è quella del Nonessere.
Ma al contrario L’Occidente elogia la sofferenza, il sacrificio massimo per quello che amiamo. Se non soffri per quello che ami non lo ami davvero. E come nel mito di "Amore e Psiche" Il completamento, la pienezza la realiziamo tra gli ostacoli che si frapongono nel nostro cammino fino all'Altro e perfino la conoscenza è possibile realizzarla solo come percorso iniziatico che deve prima essere capace di impregnarsi dei sentimenti "amore" e lo stesso sentimento "amore" non è possibile senza sofferenza.
Un mito che quasi si ripete anche nel simbolo cristiano della croce che è anch'esso una apologia di questo cammino nella soffrenza causata da Amore. Solo attraverso il sacrificio massimo per quelli che amiamo si può raggiungere la salvezza solo questo sacrificio può cambiare il mondo.
E questa coppia tra sofferenza e amore è per l’Occidente essenziale, ed è il cammino preferito per conoscere la vita e la Verita . Questo tipo di amore Occidentale fu criticata perchè Quello che amiamo è piu l”Amore" che L’Altro. E' una forma di Amore per l”Assoluto" non per una persona che può restare sconosciuta per noi anche accanto a noi. Ecco perchè l’amore romantico non resiste al tempo, perché amiamo piu l’essenza immortale dell'anima umana che ci appare un momento nella persona amata che la persona in se.
Eros introduce nella vita qualcosa di affatto estraneo ai ritmi dell'attrazione sessuale: un desiderio che non si estingue più, che più nulla può soddisfare, che respinge e fugge persino la tentazione di realizzarsi nel mondo, perché non vuol abbracciare che il Tutto. E' il superamento infnito, l'ascensione dell'uomo verso il suo dio. Ed è un movimento senza ritorno.
Nel momento di innamoramento l’Altro è visto comme un specchio dell’Immortalità, anche se il tempo quotidiano cambia questo sentimento.) Abbiamo bisogno dello specchio dell'Altro per capire Noi stessi e la nostra esistenza.
Il desiderio è il desiderio del desiderio dell’altro. E quando l’altro voglia la mia esistenza, quando vede se stesso in me, capisce se stesso e si riconosce in me allora io divengo un essere reale unico.
Il desiderio metafisico di esistenza è il desiderio dell'Altro, e ciò è un desiderio di immortalità.
Per questo ciascuno cerca il senso e la giustificazione dalla propria essistenza nello sguardo e nel desiderio di una Esteriorità (uomo o Dio)
Ciascun desiderio apre un futuro, un mondo possibile. La forza dei questi desideri fa continuare il ciclo della vita e della sofferenza -la Samsara dalla quale dobiamo uscire.
Nella filosofia Occidentale (a Leibniz e Heidegger sicuramente) la tautologia della realtà fa nascere il rimpiantoper le mondi posibili e anzi fa nascere il sentimento di colpa. Per Heidegger questo sentimento colpa deriva dal fatto che scegliendo una possibilità perdiamo in quel momento tutte le altre. E' un peccato collegato alla nostra temporalità e questa rivelazione conduce a l’Angoscia.
Quando cerco l’immortalità voglio il significato delle tutte le mie vite possibili tutti I mondi possibili che sono apparsi talvolta nel Pensiero Divino, e anche di tutti quei mondi dei quali resta solo il rimpianto che non esistono più. e non soltanto la migliore. Perchè la mia Verità non puo essere Unica e Uguale. La mia Verità non puo essere che globale, panoptica e diversa. Una verita debole e viva. Il desiderio ne sfrangia il profilo in un’irresolubile diffrazione, ne disperde il nocciolo in un gioco di specchi.
Davvero tutta la epoca leibniziana vive sta tensione tra essere uno o plurale. Proprio il barocco è, infatti, quello stile, quell’epoca, quell’atmosfera di pensiero e d’esperienza entro cui qualcosa come la novecentesca alterità dell’io o la contemporanea disidentificazione delle identità sono state non solo intuite, ma coerentemente perseguite e radicalmente attuate in filosofia come in musica, in architettura come in diplomazia o in amore .
L'Eros è il Desiderio totale, è l'Aspirazione luminosa, che è l'estrema esigenza di Unità. Ma l'unità ultima è negazione dell'essere attuale, nella sua sofferente molteplicità. Il desiderio è, un’istanza plurale, mobile, capace di essere ogni volta di nuovo e interamente se stessa senza necessità di rifarsi ad origini, paradigmi, archetipi la cui fondatività è in effetti tale sempre .
Il desiderio dell'immortalità è un desiderio di Assoluto, di uscire dal tempo, di vivere tutte le vite possibili nello stesso luogo e nello stesso momento come nell’immagine di El Alef della novella di Borges.
L’Aleph e […] il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli…”
Il diametro dell’Aleph sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa (il cristallo dello specchio, ad esempio) era infinite cose, perché io la vedevo distintamente da ogni punto dell’universo. Vidi il popoloso mare, vidi l’alba e la sera, vidi le moltitudini d’America, vidi un’argentea ragnatela al centro di una nera piramide, vidi un labirinto spezzato (era Londra), vidi infiniti occhi che si fissavano in me come in uno specchio, vidi tutti gli specchi del pianeta e nessuno mi rifletté…”
La pratica del desiderio e l’ esperienza del limite del pensiero e della materia; il concatenamento tra le tutte le esistenze tra tutti i mondi possibili., l'unità minima di un reale che si dà sempre nella molteplicità; la macchina desiderante, motore immanente che percorre il piano tracciato dal desiderio disegnando nuove forme di essere se stesso e un altro diverso.
C’e forse qualcosa nello sguardo e nel desiderio dell’Altro, qualcosa che ci permette di ricordarci, di ricordare il nostro stadio originario, o di ricordarci della nostra esistenza immortale al di la del tempo.
Un simile sguardo di amore è una sospensione dell’attimo, una paradossale eternità dell’attimo del quale resterà solo un ricordo ma che forse da veramente senso alla nostra vita.
L'incontro degli sguardi innamorati è un incontro mistico nel quale l’attimo si ferma. L’Amore apre cosi l’Eternità attraverso l'attimo. Nella vita di un uomo sono rari tali momenti e allora possiamo credere che abbiamo trovato una fessura nello spazio/tempo. Un tipo di immortalità è quello dell’attimo pieno e completo il picco assoluto che condensa in se , multum in parvo, tutto l’universo come spazio, tempo, come possibilità, dove la tendenza infinitesimale è speculare all’infinitamente grande, l’unicità individuale che come tale è nulla si realizza in maniera speculare come rappresentazione del cosmo. L’Aleph, il punto di sospensione dell’attimo è in noi, in noi sono cieli infiniti quelli che si aprono nell’incontro di sguardi che si amano.
L’hermeneutica del desiderio dell’immortalità ci ha allontanato dalla concezione temporale infinita della vita. Invece ci ha condotto a momenti di pienezza significanta dalla nostra vita, alla ricerca dell’attimo assoluto di vita tanto pieno da meritare di essere fermato in eterno, nel centro del problema metafisico tra le categorie di temporalità panoptica, e dei mondi possibili mostrando l’importanza dello sguardo dell’altro come principio di autocomprehensione e di più come principio di esistenza.

BIBLIOGRAFIA

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