domenica 12 gennaio 2025

 Teszler Lucia

RUMI’s World , the Life and Work of the great Sufi Poet di Annemarie Schimmel

Rumi è uno dei più importanti personaggi della mistica sufi medievale, onorato ancora oggi, non solo in Turchia, dove è morto, ma in tutto il mondo. In Europa Occidentale i suoi versi sono arrivati grazie alle traduzioni degli orientalisti tedeschi e inglesi dell'Ottocento. In Italia fu tradotto prima da Italo Pizzi (1894), poi da Alessandro Bausani (1980) e in seguito sono state pubblicate anche altre collezioni delle sue poesie prese dal Diwan. La traduzione completa della sua opera magna, il Mathnavi, la dobbiamo a Gabriel Mandel Khan, che offre una traduzione fedele alla lettera dell'opera e, nell'introduzione, spiega il senso spirituale delle tappe della danza sacra che caratterizza questa tariqa sufi, il Sama.

Atatürk vietò il Sama e chiuse le tariqa in Turchia, nel tentativo di soddisfare le potenze europee, che all'epoca consideravano la religione una fase da superare nello sviluppo della società. Tuttavia, nel 1954 a Konya, il Sama riprese, e gli strumenti musicali, ben nascosti fino ad allora, ricomparvero. Questo momento di risveglio rappresenta il punto di avvio del libro che intendo recensire.

Annemarie Schimmel è stata una delle più importanti studiose di mistica islamica e ha dedicato a Rumi almeno tre libri. Due di questi libri sono stati pubblicati con lo stesso titolo, nonostante siano libri diversi. Probabilmente all'autrice piaceva tanto questo verso di Rumi. Entrambi i libri presentano Rumi, la sua concezione di Dio, dell'uomo e della vita, ma non sono lo stesso libro. Il primo fu pubblicato in tedesco con il titolo Ich bin Wind, du bist Feuer. Quando uscì il libro I am Wind, You are Fire, si pensava fosse lo stesso libro. Per evitare il malinteso, nella seconda edizione questa opera porta il titolo Rumi's World: The Life and Work of the Great Sufi Poet. Io parlerò qui di questo libro che quindi apparve prima volta col titolo I am Wind you are Fire.

Il verso da cui è tratto il titolo proviene da una poesia di Rumi inclusa nel Divan per Shams-e Tabrizi:

من چو بادم تو چو آتش من تو را انگیختم              (Io sono il vento, tu sei la fiamma, io ti faccio danzare)

Precedentemente, prima che l'amore pronunciasse questa frase, il poeta racconta come divenne poeta mescolando il veleno con la cura, trovando la cura al veleno, al dolore, mescolando l'acido con lo zucchero. L'amore gli dice: "D'accordo, ma non pensare che tutto ciò provenga da te stesso. Sono io il vento (inteso come respiro, soffio, spirito) e tu sei la mia fiamma (in tutti i sensi concreti e metaforici). È lo spirito dell'amore che fa danzare la fiamma, è lui che lo muove e lo rende bello."

Annemarie Schimmel, professoressa di teologia islamica ad Ankara, ci descrive l'emozione del momento in cui, dopo 29 anni di divieto imposto dalle leggi di Ataturk, i dervisci rotanti poterono nuovamente eseguire il rito del Sama, addirittura nella moschea Yesil Turbe di Konya. Ataturk chiuse gli ordini religiosi e trasformò la casa dei dervisci in un museo; tuttavia, la gente continuava a visitare il museo come se fosse un pellegrinaggio. Il museo esiste ancora oggi. Il libro Rumi's World si apre e si chiude con riferimento a questo grande evento, rappresentando di fatto l'occasione per la sua scrittura.

Nell’introduzione l'autrice ci porta in viaggio come un pellegrinaggio da Ankara a Konya, al mausoleo di Rumi. Le diverse tappe del lento viaggio (il lago salato, i monti di origine vulcanica, il caravanserraglio di origine selgiuchide, il cimitero all'entrata di Konya, una moschea con un bel mihrab, una madrassa dei tempi di Mevlana) sono intese come tappe della via spirituale verso Konya, per incontrare Rumi ed entrare nel suo mondo. Il libro si chiude con un capitolo dedicato alla musica e alla danza estatica rituale (Sama), ricordando l'evento di dicembre del 1954, quando per la prima volta furono celebrate le nozze celesti di Rumi a Konya, un evento che da allora viene commemorato ogni anno nel mese di dicembre. Le nozze sacre si riferiscono alla morte di Rumi, che egli stesso descriveva non come un momento di tristezza ma come un'unione mistica con il Grande Amato.

 Nel secondo capitolo accompagniamo Rumi e la sua famiglia nel viaggio dall’Asia Centrale verso Konya, scoprendo le inclinazioni mistiche di suo padre e le cause della loro partenza. Il re di Corasmia uccise alcuni mercanti e ambasciatori mongoli, scatenando così l’ira dei Mongoli. Di conseguenza, la famiglia di Rumi si spostò dapprima a Samarcanda e poi decise di compiere il pellegrinaggio alla Mecca. Per un periodo si stabilirono a Damasco e ad Aleppo, dove Rumi proseguì i suoi studi, prima di trasferirsi a Laranda, nel Karaman, al centro dell’Anatolia. A Laranda morirono la madre di Rumi e altri membri della famiglia. Qui Rumi si sposò e nacque il suo primo figlio. La crescita dei suoi tre figli è descritta nelle sue poesie, dove egli li vede come manifestazioni del divino, nuovi fiori germogliati nel giardino dell’esistenza. Infine, la famiglia si trasferì nella capitale del regno selgiuchide, a Konya, dove il padre di Rumi insegnò per cinque anni. Alla morte del padre, Rumi proseguì l’attività di insegnamento nella scuola, affiancato da un amico del padre che lo guidò nella sua formazione. Fu grazie a lui che Rumi studiò Sanai (m. 1131), poeta mistico e primo autore di un Mathnavi. Sanai descrisse in modo allegorico il viaggio dell’anima verso Dio, diventando per Rumi un modello di maestro spirituale. Rumi approfondì ulteriormente i suoi studi a Damasco, dove entrò in contatto con i discepoli di Ibn Arabi e la loro dottrina del wahdat al-wujud (unità dell’essere). Tuttavia, la teologia di Rumi si sviluppò in una direzione più incentrata sulla ‘ragione del cuore’ che sull’intelletto razionale.

Ma quando avviene il grande cambiamento nella vita di Rumi?
Rumi era un rispettato giurista e teologo a Konya quando un giorno incontra un sufi errante, Shams di Tabriz, che con intransigenza gli mostra la vacuità della conoscenza livresca se non è accompagnata dalla conoscenza attraverso il cuore. Questo evento travolge la vita di Rumi, risvegliando il poeta che era assopito dentro di lui. Il suo viaggio interiore verso l'amore divino e la poesia mistica iniziò solo dopo questo incontro. Si può dire che Shams abbia aiutato Rumi a trascendere il mondo della mente per entrare nel mondo del cuore. Il fascino esercitato da Shams su Rumi fu tale che egli firma le sue poesie con il nome di Shams e chiama la sua raccolta di versi Divan-e Shams-e Tabrizi.

Annemarie Schimmel si meraviglia del fatto che Rumi non faccia alcun accenno ad Al-Ghazali nelle sue opere, nonostante l'importanza del pensatore e del suo influsso sul sufismo. Al-Ghazali, nella sua opera principale La Revivificazione delle scienze religiose (Ihya' 'Ulum al-Din), spiega come la teologia e la filosofia, pur essendo importanti, siano strade cieche; solo la via del cuore e dell'amore consente di conoscere davvero Dio. A partire da questa osservazione, è interessante riflettere anche sul contributo di Ahmad al-Ghazali, il fratello minore. Lui pensa che l’amore divino è il principio più elevato e il motore di ogni trasformazione spirituale, inoltre il rapporto tra l’amante (il sufi) e l’Amato (Dio) è centrale nelle sue  riflessioni sull'amore divino raccolte nel Savaneh. Queste idee potrebbero aver influenzato indirettamente il pensiero mistico di Rumi.

Per Rumi l’intero mondo è una ierofania divina. Nei dintorni di Konya, specialmente in primavera, Annemarie Schimmel trova spunti per spiegarci la poesia e il pensiero di Rumi. La primavera, con il ritorno della potenza del sole, il disgelo e il risveglio della vita, diventa per il poeta l’espressione della gloria divina. Attraverso l’analogia con la primavera, comprendiamo la trasfigurazione che avviene quando Dio si fa manifesto: ogni fiore e ogni uccello migratore lodano l’Onnipotente. Il giglio sguaina la sua spada vincitrice contro la morte, la violetta si prostra in adorazione, mentre la cicogna ritorna dal suo pellegrinaggio annuale alla Mecca, come a compiere il suo rito di devozione. Tuttavia, l’inverno non è un simbolo di male, poiché ogni stagione e ogni cosa in natura sono manifestazioni della volontà di Dio. L’inverno rappresenta il periodo di raccoglimento, di ritiro e accumulo di forze, necessario per sconfiggere il gelo e rinascere con la primavera. Chi non sopravvive al gelo dell’inverno non potrà vivere la rinascita della primavera.

In seguito l'opera esplora la concezione di Dio e il compito dell’uomo secondo Rumi, la centralità della preghiera e l’importanza dell’amore.

Dio, secondo un celebre hadith, è il tesoro nascosto che volle farsi conoscere; perciò creò il mondo e si manifesta continuamente in esso. Seguendo la tradizione musulmana, Dio ha molti nomi, ma nessuno di questi lo definisce completamente, poiché ogni determinazione sarebbe una limitazione. Egli è il Dio vivente che si manifesta in ogni cosa.

La poesia di Rumi è un pellegrinaggio attorno all’idea del Divino. Dio è l’architetto e il tessitore del mondo: i colori e le forme del creato accennano tutti a lui. Tuttavia, Dio è anche il creatore della legge nascosta che organizza tutto. Anche quando manifesta il suo volto d’ira, Dio distrugge per costruire qualcosa di migliore: fa soffrire la fame per donare sazietà, e fa sentire la sete per far apprezzare l’acqua. La sua clemenza è nascosta nella sua ira. Egli è una coincidentia oppositorum, in cui si manifestano insieme la Grazia (jamal) e l’Ira (jalal), ciò che Rudolf Otto definisce come fascinans et tremendum. La differenziazione e la divisione sono proprie del creato, ma in Dio gli opposti coesistono, perché nulla può esistere senza il proprio contrario. Per questo Annemarie Schimmel paragona Rumi ad altre tradizioni sapienziali, come la filosofia dello yin-yang cinese o il pensiero di Meister Eckhart. Sostenere la sapienza divina in un’epoca segnata da distruzioni e instabilità, come quella in cui visse Rumi – anche lui costretto a lasciare la sua terra come profugo – richiedeva una comprensione più profonda del disegno divino. Rumi risponde a questo smarrimento con la potente immagine del 'filo bicolore', che rappresenta l’intreccio di gioia e dolore, amore e ira, luce e oscurità nel tessuto della vita. Dio è descritto come un tessitore divino che intreccia questi fili contrastanti per creare un’opera perfetta. Sebbene agli occhi umani questo disegno possa sembrare frammentario o contraddittorio, nella prospettiva divina ogni colore, anche il più cupo, contribuisce alla bellezza dell’insieme. Rumi ci insegna che anche le esperienze di distruzione e sofferenza, come quelle che caratterizzarono il suo tempo, sono parte di un piano più grande, che guida le creature verso l’unione con Dio. Nei periodi più travagliati dalla guerra, Dio si rivela attraverso la voce dei poeti, che, pur tra le rovine, continuano a parlare dell'amore. Questo amore diventa una manifestazione trascendente, un messaggio che proviene dall'anima collettiva, pronta a risvegliare i valori soppressi e dimenticati

Il neoplatonismo di Rumi si rivela nella differenza tra adam, che rappresenta la potenzialità informe e priva di vitalità ma capace di diventare qualsiasi cosa, e kibiriyya, la potenza che forma e trasforma. Per Rumi, Dio è come un oceano, mentre noi siamo schizzi d’acqua o onde: per un attimo sembriamo differenziarci, ma poi ritorniamo, o meglio, desideriamo tornare, nell’oceano divino, ricollegarci con l’unità divina. Per Rumi, la preghiera resta fondamentale, vissuta con intensità come brama verso Dio, come il lamento del ney che vive il dolore della separazione e per questo esprime bene il dolore dell’uomo che vive lontano dall’Amato. Come in molti poeti persiani, la brama per la persona amata e quella verso Dio sembrano confondersi. Il reale amato, irraggiungibile, è Dio. Annemarie Schimmel, sottolinea come Rumi descriva la preghiera non solo come un atto formale o rituale, ma come un’intima esperienza del cuore, un desiderio ardente di unione con Dio, una via per raggiungere un'illuminazione che trascende ogni separazione tra l'umano e il divino, dove studiosi delle religioni riconoscono il modello di oratio infusa, chi prega lo fa perché è Dio a pregare in lui.

Quando Dio offrì la fiducia (amana) alla creazione, le montagne e i cieli la rifiutarono, consapevoli della responsabilità immensa che comportava. L’uomo, forse senza comprenderne appieno il significato, accettò. Per questo motivo, solo lui conosce i nomi che Dio diede a ogni creatura, ed è dotato del dono del libero arbitrio e della responsabilità. L’uomo è come un asino con ali d’angelo: un’immagine che non manca di ironia, ma che esprime bene la dualità umana. L’uomo è un essere anfibio: appartiene a due mondi, il materiale e lo spirituale. Per Rumi, l’asino simboleggia l’ignoranza e l’attaccamento alla materialità.  L’uomo, pur con tutti i suoi limiti, ha anche ali d’angelo, che gli consentono di aspirare alla spiritualità e di elevarsi verso il divino. A differenza di un asino o di un angelo, può scegliere il proprio percorso nonostante sutto sia scritto nel grande libro di Dio. Ma dobbiamo avere la consapevolezza del essere chicci di grano che vogliono salire le tappe spirituali, senza questo sentimento creaturale, l’annullamento del proprio Ego non si può andare avanti.

Un’altra domanda su cui l’autrice si sofferma è „come si concilia il libero arbitrio con il fatto che tutto sia scritto sulle tavole divine?” Per Rumi, questa apparente contraddizione si risolve comprendendo l’unità e l’organicità del mondo. Il mondo è come una grande tenda che tutti noi contribuiamo a costruire seguendo il nostro dovere. Ogni atto responsabile abbellisce la tenda di Dio e glorifica il suo nome. Ogni lavoro fatto bene è fatto per Dio, anche quello dei politici, a condizione che agiscano con responsabilità e giustizia.

Rumi, padre di tre figli, era profondamente ammirato dal segreto della nascita, dalla differenziazione del feto nel grembo materno e dal bisogno, tanto dell’anima quanto del corpo, di crescere. Egli osserva come il feto, ancora nel grembo, non possa immaginare il mondo esterno, proprio come noi non possiamo immaginare il mondo che si trova oltre la materia. Rumi paragona la madre al nafs, l’anima inferiore, quella fisiologica, che cerca conforto e piacere. Il padre, invece, rappresenta lo stimolo alla crescita, allo studio e al miglioramento delle proprie capacità. Per lui, l’educazione è come una cottura lenta: non è un processo rapido, ma richiede pazienza e perseveranza. Un motivo per cui Rumi sostiene la vita matrimoniale è che il matrimonio insegna la pazienza. Nell’amore, i metalli si trasformano in oro e i demoni in angeli. Nessun genitore, coniuge o figlio dovrebbe mai dubitare che la perseveranza nell’amore porti benefici e trasformazioni. Per Rumi, lo scopo della vita umana è diventare realmente uomini. Non tutti coloro che hanno un volto umano possono essere considerati tali, ma tutti possono diventarlo. Diventare uomini significa crescere attraverso la sofferenza, e in particolare attraverso la sofferenza per amore.

Come accennato, il libro si conclude con il capitolo dedicato alla danza estatica, così caratteristica della tariqa di Mevlana. Sebbene la danza come pratica spirituale per raggiungere l’estasi mistica esistesse nel sufismo prima di Rumi, fu perfezionata e formalizzata da Lui nella sua tariqa. È probabile che alcuni versi di Rumi venissero cantati, suonati e accompagnati dalla danza. La danza era spesso accompagnata da strumenti musicali come il ney (il flauto di canna), il riqq (tamburello) e la tambura (strumento a corda). Il ney, in particolare, è lo strumento che rivela il segreto del brama e dell’amore; per suonare dolcemente, il ney deve essere vuoto, diventando così uno strumento che permette di percepire lo spirito divino. Tuttavia, sotto la penna di Rumi, qualsiasi strumento può diventare un simbolo dell’anima inamorata di Dio. Inoltre, la danza è una via estatica, una fuoriuscita dal mondo imperfetto della gravità verso una forma di armonia perfetta anche nei riti dionisiaci e nelle danze del sole dei nativi americani. Nel Sama, i dervisci reiterano il movimento degli atomi, dei pianeti e di tutto il creato attorno al centro dell’esistenza, l’unico che li rende viventi

mercoledì 27 febbraio 2019

Fra le tue braccia, di Radnoti

Serenamente mi abbandono  tra le tue braccia
Serenamente ti abbandoni tra le mie braccia
Io divento un bimbo fra le tue braccia, ti ascolto
Tu diventi un bimbo fra le mie braccia,  ti ascolto

Una volta mi abbracci la paura sparisce
Una volta ti abbraccio e la paura sparisce
neppure il grande silenzio della morte mi inquieta fra le tue braccia
morire diventerebbe come cadere in un sogno, fra le tue braccia


lunedì 14 gennaio 2019

rev

Il libro racconta della scoperta del gene della compatibilità, quello che decide cos'è self e cosa non lo è, quello che vieta i trapianti ma li permette in certi casi, quello che gestisce in parte la lotta contro i tumori. L'autore ci racconta la vita di Peter Medawar, vincitore del premio Nobel e dei suoi collaboratori, veniamo immersi nella febbre delle scoperte scientifiche durantr la seconda guerra mondiale, quando numerosi soldati o civili ustionati avrebbero avuto bisogno di trapianto della pelle.
Ma il sistema immunitario rigettava sempre la pelle proveniente anche da un fratello se non gemello. Cosa c'è allora al livello molecolare nel sistema immunitario che reagisce cosi. Inoltre si è osservato che senza questa protezione cresce anche la propensione ai tumori, quindi lo stesso meccanismo rigetta il tessuto estraneo e quello cancerogeno.
I ricercatori sono stati coinvolti in vari ricerche sui animali per dimostrare le loro ipotesi. Uno die ricercatori invece ha scoperto che nel caso dei gemelli non c'è rigetto perché nel caso che l'organismo entra in contatto nel utero con un tessuto lo riconosce come suo, non lo rigetta..
Si chiamerà il complesso maggiore dell'istocompatibilità, che fa si che ogni cellula presenta il suo HLA, il suo identificativo, cosi il sistema immunitario lo riconosce come proprio

venerdì 7 dicembre 2018

una bella poesia, o come l'arte nasce dalla disperazione



Come perfido ladro
Sei entrato nella mia vita
E ti sei fatto casa
Hai scompaginato la mia mente rubando i miei pensieri più intimi i sogni il mio futuro
E adesso mi ritrovo qui con infinita tristezza spogliata del mio io interiore arranco nel vuoto cercando di riappropriarmi di quegli spazi
Che non mi appartengono più sto qui a pensare come tu possa essere stato tanto ignobile,
quell'ospite inaspettato che hai scelto me come compagna di viaggio quel viaggio sconosciuto della mente che mi porterà in un indefinibile percorso Ma che serve disperarsi rodersi di domande quando la vita ci è stata data già disegnata proseguiamo il cammino quanto a te invadente invasore e ladro diamoci la mano Il bello deve ancora arrivare!
Mazzucato Flora

giovedì 29 novembre 2018

Mio credo pedagogico

Voglio che la gente capisca che siete miei alunni dal fatto che vi amate tra di voi

e non odiate nessun essere umano per nessun motivo ideologico.

Vi mando come pecore tra i lupi, perché chi non odia non può essere sfruttato da nessuno per le sue guerre del uomo contra uomo. L'odio ci rende forti. Rifiutate questa forza. Piuttosto ricordate a ognuno che odia, ciò che non  aveva capito, ciò che ha escluso dal suo sguardo.


Homo homini lupus, ogni essere umano tende a odiare gli altri esseri umani, spesso preferisce amare un'ideale, un cane, se stesso che comprendere le ragioni del suo prossimo, del suo vicino.
Voi proverete vedere in ogni uomo ciò che ha più prezioso, senza farvi mettere sotto i piedi perché fate un danno a chi lasciate che vi umili.

 amatevi anche  gli uni gli altri.  Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli,   se avrete amore gli uni per gli altri.
L'amore è equilibrio tra il bene e il male, tra luce e oscurità, capire il senso di tutte le cose del creato

Secondo:
l'essere è una cosa miracolosa che va rispettato e capito,
La vita umana vale la pena essere vissuta malgrado le sue difficoltà
L'individuo può migliorare durante la sua vita, educabilità, l'uomo va compresso e non giudicato, la malvagità nasce dalla malvagità subita, spezziamo la catena del male trasmesso da uno all'altro
++che l'odio non sia mai il vostro consigliere

martedì 20 novembre 2018

Lifelong learning

Stavo sfogliando il piano di formazione docenti scritto da MIUR per il triennio 2016-2019, pensando che potrei forse essere penalizzata che da 2009 non ho conseguito alcun diploma, nessun certificato.

Poi ho ripensato, non come se non fosse vero. Spero insegnerò Filosofia e Pedagogia, in una cultura europea che parla di multiculturalismo e di integrazione dei disabili. Queste problematiche io le dovro discutere anche con i miei alunni, all'antropologia, alla pedagogia , alla pedagogia oggi.
Ma vediamo un po' quanto ho maturato io su questi argomenti in questi 10 anni.

Sono immigrata, so quanto ci si è sensibili come immigrati a chiunque parla male del tuo paese, quanto sei esposto alla xenofobia e ti senti non protetta, quanto è difficile a volte essere in regola con i documenti quando la burocrazia ti chiede il documento a per avere b e il b per avere a. Lo so che essere stranieri è una situazione di allerta.
Ma lo so che la maestra di scuola materna del mio figlio mi ha fatto subito sentire riconoscente all'Italia per una cosa, apparentemente banale che mi ha invitato a fare biscottini ungheresi con i bambini della scuola. E questi biscotti, più due panini uno arabo uno libanese furono il regalo che ogni bambino l'ha ricevuto per la vacanza di Natale. So inoltre che una volta i bambini hanno imparato balli caraibici da una mamma domenicana e altra volta hanno vestito qualche vestiti colorati.
Questa si chiama integrazione, a scuola materna certo. Al liceo proveremo a parlare dei valori, studiosi, poeti, realizzazioni ddel paese di ogni bambino, della cultura del'ogni bambino. Nel mio caso sono ancor più complicate le cose, perché faccio parte dalla minoranza ungherese dalla Romania che Romania ha ereditato dalla frantumazione dell'Ungheria al Trattato di Parigi. La mia citta era ungherese, oggi e sulla frontiera rumena. I rumeni non sono cosi magnanimi con le minoranze come sono le maestre, le insegnanti italiane. Malgrado noi là non siamo immigrati o forse proprio per quello, insomma il rapporto con le minoranze è più teso al livello ufficiale di quanto lo è qui dove almeno nell'insegnamento c'è una grande tendenza all'integrazione. Si integra in lingua italiana questo è ovvio. Si impara ad amare ciò che ha reso grande e soprattutto bella Italia. La capitale di un Impero deve poter integrare tutti i suoi popoli. Come vedete c'ho pensato molto, tantissimo sui problemi di multiculturalismo.

Il problema della disabilitò, integrazione scolastica.
Mio figlio dodicenne è nato con la trisomia venutno, è un bellissimo e bravissimo bambino. Ogni civetta fa le ldi al suo cucciolo, ovvio alla sua nascita ero devastata dalla notizia, ma ero decissa di amarlo ancora di più. Diciamo mi sono informata, la legge 104/95 ci è crollato addosso, ci offre parcheggio gratuito ma certo soprattutto da possibilità a Franci di sentirsi un bimbo come tutti gli altri. In Italia già nei anni 70 hanno iniziato a smantellare gli istituti speciali che spesso provocavano solo segregazione. La scuola laica ha fatto molto per integrare i disabili. Certo c'è ancora chi pensa che hanno bisogno di compassione, l'ho fanno con buona intenzione ma sbagliano.
Mia sorella insegna a una scuola speciale in Romania, là i bambini non sono ancora integrati e forse non lo saranno mai. Forse a volte fanno più facilmente amicizie tra di loro, mentre Franci non. I bambini lo amano ma amico streto stretto non ha. I bambini disabili anno bisogno di imparare a usare le loro capacità residue e valorizzarle, devono credere che la vita vale la pensa essere vissuta fin quando si vive.

giovedì 8 novembre 2018

Dio, anima, musica

Dio è ciò che esiste e non può che esistere. 
Esiste Dio? Come chiedere se esiste l’esistenza, la volonta di essere di manifestarsi, di differenziarsi in tutti i modi possibili. Potrebbe non esistere l’esistenza? Sta nelle sue potenzialità? Ma se non esistese non sarebbe esistenza. 

Ma esistono anche cose che possono non esistere. Bisogna vedere. Non è detto, ci sono appunto le leggi imuabili, ci sono catastrofi che non possono non essere evitati, quelle che sono evitati quelle non ci sono, perché non sono avvenuti in esistenza. Può non esistere ciò che esiste? Potrebbe non esistere. Da punto di vista statistico si, in uno dei mondi possibili. Ma esiste, è avvenuto.

Gli esseri possono anche non esistere quando periscono e non si muovono più, infatti, quella si chiama la parte eterna che non puù degradarsi, il resto si trasforma, si trasforma grazie a quest’energia che crea nuove forme di manifestarsi dell’essere. Chiamaiamo esere anche la manifestazione pura, ma è manifestazione dell’essere. E il male? Il cancro, la malattia? Il male è la disobedienza alla legge divina, quando la cellula cancerosa si molteplica, altre volte confondiamo col male le manifestazioni della vita che vogliono manifestarsi in un corpo ferito o malato. Per fortuna la scienza ha fatto passi di gigante per farci capire che è lo strumento che si è disacordato ma la musica suonerebbe ancora. C’è musica senza stumento cosi come è ovvio che c’è strumento senza musica. La musica c’è prima o viene creata dallo strumento/voce? O lo strumento viene creato perché la musica suoni?
E come dire che le lacrime sono materia pura.
Dio potrebbe non essere onnipotente, per quello ci sono gli errori della natura, per quello sto esserino che parla sempre male di se stesso che ha la ragione e che serve per aiutare Dio a rimediare dove la cieca volonta della vita diventa distruttiva.

mercoledì 24 ottobre 2018

La radura degli angeli- Wass Albert



Devi sapere figliuolo che quando Iddio creò il mondo e  tutto il creato era già plasmato, chiamò a sé i quattro angeli prediletti, essi venivano incaricati a diffondere nel mondo  i suoi doni, quelli veri.
Ad uno di loro le porse la bontà, che discenda con essa sulla terra e ne metta una scintilla nel cuore di ogni essere umano.
All’altro diede l’amore, al terzo la pace. Vedi pure tu che i doni che Dio ha affidato ai suoi angeli prediletti erano dei veri grandi tesori. Quindi gli angeli sono scesi sulla terra per recare agli uomini i divini doni.
Essi andarono a trovare gli esseri umani, li cercarono  uno per uno, ma gli esseri umani serrarono i loro cuori con enorme catene. I loro cuori erano imprigionati dalle catene dell’odio, dell’invidia, della perfidia, della malvagità. Invano andavano gli angeli quando ad uno quando a un altro uomo, i loro cuori non si aprivano, e fu impossibile per gli angeli di metterci dentro i tesori celesti.
Iddio che vedeva tutto si rattristò tanto. Egli capì ormai che il destino degli uomini non sara felice, che sulla terra ci saranno guerre, sciagure e distruzioni . Dio capì che l’odio sarà di casa nelle abitazioni degli umani, sapeva che la terra gemmerà dei loro lamenti.
Mentre il Buon Dio si amareggiava con tali pensieri comparve dinanzi a lui il quarto angelo e disse:
“Buon Dio! Tu hai dato ai miei fratelli la bontà, l’amore e la pace perché le regalino agli umani, ma purtroppo essi non riusciranno fare nulla fin quando il cuore dell’uomo resta serrato. Ti prego, dammi le foreste, e con esse io riuscirò ad aprire i cuori della gente!”
“Provaci!” disse Dio e sorrise. Questo suo sorriso fu come quando i raggi di sole squarciano le nubi. “Provaci! Io dono a te le foreste”
L’angelo ringrazio con gentilezza perché era un angelo molto ben educato e scese sorvolando subito nelle foreste.
Atterrò in una radura e si guardò intorno. Gli alberi lo circondavano muti e immobili come se fossero privi di vita
“C’è nessuno?” domandò l’angelo.
Non ricevette alcuna risposta
“C’è nessuno?” chiese per questa volta più forte. Da dietro il vecchio faggio tutto coperto di muschio si fece scomparsa l’antico Zio SilenZio.
“Ci sono solo io” rispose egli con voce profonda e rauca, e mentre parlava, dalla sua folta barba coperta di brina cadde per terra qualche lumachina. Zio SilenZio portava un lungo mantello grigio e la sua voce era talmente bassa e rauca perché poverino era raffreddato.
“Non c’è proprio nessun altro?” chiese l’angelo sbalordito.
“Ma sii invece, ci devono essere anche i folletti, le fate, perfino la vecchia strega ci deve essere qui in giro da qualche parte”
“Allora perché mai non si fanno avanti?
Il vecchio SilenZio sospirò in maniera lamentosa.
“No hanno nessuna occupazione per questo sono capricciosi e maldisposti.
L’angelo scosse la testa e batte le mani:
“Folletti! Venite da me!”
Ma nulla si mosse. L’angelo provò di nuovo, ottenne lo stesso risultato.
Disse allora l’arcaico SilenZio:
“Non preoccuparti! La mia figlia Eco gli farà arrivare.” E appena fece un cenno con la testa che dietro a lui sbucò fuori una fanciulla con vestito azzurrognolo, saltò svelta sulla roccia e chiamò con una voce che riempi all’improvviso l’intera foresta.
“Accorrete folletti! L’angelo di Dio vi chiama!”
Solamente allora cominciavano a comparire di qua e di là, uno dietro l’altro gruppi di folletti sonnacchiosi con barbe lunghe.
“Dove siete stati?” le domando l’angelo.
“Proprio stavamo dormicchiano” risposero tutti sbadigliando “non abbiamo nulla da fare quindi dormiamo”
“Quindi non avete nulla da fare? Un momento, vi troverò io cose da fare!”
(…)
Ma grazie a te gli angeli non piangono più. Essi sorridono quando ti vedono arrivare, cosi come ti sorridono anche gli alberi. Per te i fiori indosseranno i loro abiti più vistosi, ti sorprenderanno buttandosi addosso piccole palle di profumo. Tutto è talmente bello, tenero, puro e profumato attorno a te, tutto è come nelle fiabe. E mentre passeggi a zonzo nella foresta, andando da una radura ad altra, prima o poi arrivi alla radura degli angeli. Tu non sai nemmeno che questa è la loro radura giacché i tuoi occhi non riescono percepire gli angeli. Senti solamente che tutto è tremendamente meraviglioso. Ti fermi incantato. E quello è l’attimo in cui il tuo cuore si schiude, inosservati gli angeli ti avvicinano e riempiono il tuo cuore dagli loro tesori celesti, con i più grandi doni che mai esistono nel mondo: la Bontà, l’Amore e la Pace.
Sulla volta celeste, sopra una grossa e folta nuvola bianca sta Iddio soffiando la sua pippa. Mentre ci guarda sorridendo bonariamente dalla sua pippa ne escono tante quelle nuvole a pecorella.
Torni poi tra la gente, tra gli uomini che vivono per distruggere ovvero per accumulare falsi tesori. Ma solamente quando malgrado loro sono malvagi con te, tu le rispondi con bontà, quando sei gentile con tutti, quando anche nei più difficili momenti della vita nel tuo animo regna la pace e la serenità, allora si accorgeranno che tu hai visitato la Radura degli Angeli.


domenica 5 agosto 2018

Eliade,76

Zarathustra e la religione iranica

Iran, Persia ha contribuito alla storia spirituale dell'umanità:
con
-l'idea di un dualismo etico, cosmologico, religioso
-il mito di un Salvatore, un'escatologia ottimistica che prevede la vittoria definitiva del bene e la salvezza universale
-la resurrezione del corpo
-mitologia del magus, poi ripreso dal neoplatonismo rinascimentale e Paracelso o Johny Dee
- alcuni miti gnostici

l'idea di un tempo lineare nel posto di quello ciclico già presente agli ebrei

i fonti deludenti per chi conosce le vede, l'Avesta è arida,
solo le GATHA, di Zarathustra possono affascinare

alcuni considerano Za un p.storico riformatore del mazdeismo
La sua biografia, come la biografia di ogni fondatore di religione contiene gli archetipi del salvatore: una luce immensa apparse nel paese dove è nato, una fertilità e gioia sulla pianura dove pascolavano le greggi della sua madre e padre, le peccore mangiarono e la sera mamma e pappa concepiono lo piccolo Zarathustra.

lunedì 9 luglio 2018

Cipolla

La teosofia, e tutta una lunga tradizione spirituale parla dai diversi corpi eterici che si avvolgono, in forma di cipolla .
Studiando i pathway neurologici ci ho pensato se non fosse possibile che ogni questo pathway neurologico crea dpdv fenomenologico uno di questi corpi, uno si occupa dalla sensibilità fine, l'altra si occupa della percezione della temperatura, l'altra dei movimenti grandi altra dei movimenti fini, altra di propriocezione e di vari tratti neurologici ceh ci permettono di essere ciò che siamo.
No? Il corpo etereo è un'altra cosa.
Le allucinazioni che fanno sentire il profumo di cafe a chi ha perso l'odorato sono allucinazioni? O non? Chi ha un braccio amputato e si guarda nello specchio il braccio sano riesce muovere anche il braccio che non c'è. E' allucinazione o non?